Da circa un mese e mezzo il termometro dell’epidemia (l’indice sintetico elaborato dalla Fondazione Hume per monitorare l’andamento dei contagi nel nostro paese) mostra una chiara tendenza all’aumento. Nei primi giorni di agosto la temperatura era intorno a 1.5 gradi pseudo-Kelvin, uno dei valori più bassi toccati dall’inizio dell’epidemia, oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 10 settembre) è salita fino a raggiungere 7.7 gradi, un valore simile a quello registrato ad inizio giugno.
In base alle ultime informazioni disponibili (9 settembre, ore 18.00), sono 49 (su 98, dunque la metà) le province che presentano, nell’ultima settimana (3-9 settembre), un incremento di nuovi casi uguale o superiore a 5 rispetto alla settimana precedente (27 agosto-2 settembre). Fra queste, poco più della metà (27) registrano aumenti superiori alle 20 unità.
Per capire meglio quali sono le province più colpite dall’aumento dei contagi possiamo basarci sui grafici seguenti che rappresentano l’andamento dei nuovi casi settimanali registrato in 98 province (vedi nota tecnica) in base ai dati disponibili il 9 settembre.
Sono 18 le province che presentano una chiara tendenza all’aumento, quasi tutte situate nel centro-nord. Particolarmente significativi sono gli incrementi registrati a La Spezia, Massa Carrara e Treviso.
In poco meno di sei settimane (da inizio agosto ad oggi) la provincia ligure è passata da 4 a 112 nuovi casi su 100.000 abitanti, mentre a Massa Carrara si è passati da 0.3 a 56 casi per 100.000 abitanti. Treviso conta invece, soltanto nell’ultima settimana, 334 nuovi contagi (l’aumento di Treviso è principalmente dovuto allo scoppio di un focolaio in alcuni stabilimenti produttivi della zona).
Il trend è in crescita in altre 21 province, anche se qui gli incrementi registrati nell’ultimo periodo sono vicini o comunque inferiori al valore mediano (calcolato sulla media dei nuovi casi registrati da tutte le 98 province nell’ultima settimana).
A Verbania, Firenze, Novara e Siena gli incrementi di inizio settembre sono più bassi di quelli toccati a fine agosto, ma la tendenza dell’ultimo periodo è quella dell’aumento.
Segnali positivi arrivano invece da 21 province dove la curva epidemica, dopo aver registrato un picco, sembra aver invertito la rotta. In questo gruppo troviamo anche tre province sarde (Nuoro, Oristano e Cagliari), che erano state interessate da una risalita dei contagi legati ai flussi turistici.
A queste province se ne aggiungono altre 13 in cui la tendenza dell’ultimo periodo è stata all’aumento ma da almeno una settimana si registra una sostanziale stabilità (anche se in alcuni casi, come a Pordenone o Napoli, l’andamento presenta oscillazioni più marcate).
Ci sono poi 9 province in cui si intravede una leggerissima crescita del contagio, ma la situazione risulta comunque rassicurate, perché il grado di incidenza è sotto la media.
La diffusione del contagio risulta contenuta anche a Teramo, Asti, Pescara, Chieti, Sondrio, Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Presentano invece forti oscillazioni, ed è quindi difficile individuarne l’andamento, le curve di Isernia, Campobasso, Lodi, Rimini e Savona.
Per avere un quadro più generale della diffusione dell’epidemia, possiamo considerare il grafico seguente che rappresenta il numero di province in cui l’incremento settimanale di nuovi casi è superiore alla media nazionale.
Dopo aver raggiunto quota 39 a metà agosto, il numero di province critiche è calato leggermente: oggi (in base alle informazioni disponibili il 9 settembre) se ne contano 10 in meno (sono 29).
Quel che è interessante notare è che al Nord il numero di province con un numero di nuovi casi superiori alla media italiana è rimasto sostanzialmente invariato (erano 19 il 18 giugno mentre oggi sono 16), mentre al Centro e al Sud sono aumentate. Non sono solo cresciuti i contagi in alcune zone sarde, anche province come Napoli, Caserta o Bari hanno iniziato a registrare incrementi sopra la media.
Nota tecnica
I dati utilizzati nell’analisi sono quelli diffusi quotidianamente dalla Protezione Civile aggiornati al 9 settembre (ore 18).
La serie storica dei dati provinciali è stata ricalcolata per tenere conto dell’interruzione di serie che si è verificata il 24 giugno in seguito alla nuova classificazione dei casi positivi (non più in base alla provincia in cui è avvenuta l’ospedalizzazione, ma in base alla residenza della persona risultata positiva al COVID-19).
Data l’impossibilità di stabilire, provincia per provincia, che cosa è effettivamente avvenuto tra il 23 e il 24 giugno, i dati sono stati ricalcolati assumendo che, fra le due date, gli incrementi giornalieri dei nuovi casi fossero pari a zero.
Dall’analisi sono state escluse le province della Sicilia perché oggetto di consistenti ricalcoli.
Quanto possibile, i dati sono stati corretti per tenere conto dei ricalcoli effettuati dalle autorità regionali.