Un questionario per i 4 candidati alla segreteria del Pd

E’ da tre mesi che proviamo, invano, a capire su che cosa i 4 candidati alla segreteria del Pd non sono d’accordo fra loro. Né si può dire che interviste e lunghe mozioni congressuali abbiano diradato la nebbia.

Ecco perché ho fatto quel che per mestiere di sociologo sono incline a fare: un questionario a risposte chiuse (solo 18 domande, bastano 10 minuti per rispondere…). Per aiutare tutti noi a capire che cosa c’è nelle loro teste.

Vedremo che cosa risponderanno. Se taceranno, saremo costretti a pensare che non vogliono scoprire le carte, o che le carte sono troppo simili.

Ma perché si fa così fatica a capire che cosa li differenzia uno dall’altro?

Forse il motivo è che è sempre meno chiaro che cosa – realmente – distingua la sinistra dalla destra. Per tre decenni, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la sinistra di governo ha fatto proprie idee di destra, come il mercato, la concorrenza, le liberalizzazioni, le privatizzazioni, i benefici della globalizzazione. Lo ha spiegato molto bene Marco Revelli nel suo libro Le due destre, uscito quasi trent’anni fa.

Ma è successo anche il contrario. Diverse idee di sinistra sono migrate o stanno migrando a destra, specie da quando l’anima sociale della destra ha preso il sopravvento su quella liberista. E’ così che difesa dei deboli, libertà di espressione e persino la promozione del merito hanno attecchito in settori importanti della destra, come ho cercato di raccontare nel libro La mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra, uscito pochi mesi fa.

https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/la-mutazione

C’è però una ragione ancora più importante per cui le differenze fra Bonaccini, Cuperlo, De Micheli e Schlein non si riescono a individuare, anche studiando a fondo le loro mozioni. Ed è che i loro discorsi riguardano quasi sempre i fini del cambiamento, non i mezzi per attuare quei fini. E sui fini – combattere le diseguaglianze, promuovere la parità di genere, tutelare l’ambiente, rafforzare lo stato sociale, stimolare la crescita – è praticamente impossibile dissentire. Le differenze vere possono emergere solo quando si comincia a parlare dei mezzi, ossia delle scelte – per lo più dolorose – che occorre compiere in presenza di risorse scarse. Oppure quando le scelte hanno forti connotazioni etico-morali.

È a questo, a prendere posizione sui dilemmi veri, che serve il questionario. Se i 4 candidati vorranno provare a rispondere alle 18 domande sarà molto più facile, per gli  elettori, fare una scelta informata. Che poi, in fondo, è l’essenza della democrazia.

 

MERCATO DEL LAVORO

1          Che cosa pensa dei voucher?

□ rischiano di far aumentare la precarietà

□ possono agevolare la emersione del lavoro nero

2          Che cosa pensa del salario minimo legale?

□ sono contrario, meglio affidarsi alla contrattazione sindacale

□ sono favorevole a un salario minimo legale nazionale di (almeno) 9 euro l’ora

□ sono favorevole a un salario minimo legale, ma differenziato per settore produttivo e

    costo della vita del territorio

 

IMMIGRAZIONE, CRIMINALITA’, ORDINE PUBBLICO

3          Secondo lei la concorrenza degli immigrati contribuisce a tenere bassi i salari degli italiani?

□ sì

□ no

4          Se dovesse scegliere il ministro dell’interno, quale fra questi ministri del passato  preferirebbe?

□ Minniti

□ Lamorgese

5          Come vede il rapporto fra criminalità e immigrazione?

□ non ci sono differenze apprezzabili fra italiani e stranieri

□ gli stranieri delinquono di più, ma le vittime sono soprattutto gli italiani benestanti

□ gli stranieri delinquono di più, ma le vittime sono soprattutto gli abitanti delle periferie

 

ECONOMIA E POLITICHE SOCIALI

6          Supponga di avere 10 miliardi a disposizione, e di dover scegliere una e una soltanto fra tre destinazioni. Quale sceglierebbe?

□  sgravi fiscali su tutte le famiglie

□  sgravi fiscali su tutte le imprese

□  sgravi fiscali solo sulle imprese che aumentano l’occupazione

7          Pensa che, in questa fase, sarebbe utile per l’Italia varare un’imposta patrimoniale una tantum sui ceti alti e medio-alti?

□ sì

□ no

 

SCUOLA

8          Si parla talora della possibilità di introdurre borse di studio per consentire agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti degli studi. Lei come giudica questo tipo di misura?

□ positivamente, perché il merito va promosso e premiato

□ negativamente, perché escluderebbe gli studenti privi di mezzi ma in difficoltà con gli studi

9          Che cosa pensa dei telefonini in classe?

□ sono da vietare, salvo il caso in cui l’insegnante li ritenga indispensabili a fini didattici

□ sono utili, non andrebbero vietati

10        In via generale, lei pensa che sarebbe giusto o sbagliato legare una parte della retribuzione degli insegnanti a una valutazione del merito?

□ giusto

□ sbagliato

11        Talora si parla della possibilità di dare ai presidi il potere di confermare i supplenti che hanno ben operato, indipendentemente dalle graduatorie.

Lei come giudica questa possibilità:

□ positivamente

□ negativamente

 

DIRITTI CIVILI

12        In materia di lotta alle discriminazioni lei riproporrebbe il ddl Zan?

□ sì, lo riproporrei tale e quale

□ preferirei una versione meno radicale

13        Lei è favorevole o contrario a legalizzare la gestazione per altri?

□ favorevole

□ favorevole, ma solo nei casi in cui la gestazione è gratuita

□ contrario in ogni caso

14        E’ favorevole o contrario al cosiddetto self-id (completa libertà di cambiare genere, sulla base di una auto-dichiarazione)?

□ favorevole

□ contrario

15        E’ favorevole o contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere?

□ favorevole

□ contrario

 

ECOLOGIA E AMBIENTE

16        Se lei fosse attualmente al governo, appoggerebbe la direttiva europea che impone l’adeguamento entro il 1° gennaio 2030 delle case con classi energetiche F e G?

□ la appoggerei

□ cercherei di rimodularla, dando molto più tempo per l’adeguamento

17        Lei è favorevole o contrario alle trivellazioni in Adriatico per ridurre la nostra dipendenza energetica dall’estero?

□ favorevole

□ contrario

18        Quale è il suo giudizio sugli episodi di imbrattamento dei muri e delle opere d’arte nei musei in nome dell’ambiente?

□ prevalentemente positivo

□ prevalentemente negativo




La sinistra blu

Man mano che ci si avvicina al congresso del Pd, i giochi si fanno più chiari. Al momento, solo due candidati – Stefano Bonaccini e Elly Schlein – paiono avere buone chances di vittoria. Sfortunatamente, però, la consapevolezza di essere a una svolta storica, che potrebbe determinare il destino della sinistra in Italia, non si accompagna a un adeguato sforzo di approfondimento teorico e programmatico.

Per chi ricorda la ricchezza di analisi che accompagnarono la nascita del primo centro-sinistra, o la messa a punto della strategia del compromesso storico, le scarne e generiche dichiarazioni di Bonaccini e Schlein suonano deludenti, perché ben poco informative. A quel che è dato capire fin qui, il Pd di Schlein si differenzierebbe da quello attuale per una maggiore attenzione alla questione sociale (e forse pure all’ambiente), mentre quello di Bonaccini segnerebbe un parziale ritorno ai principi della Terza via e al riformismo della stagione renziana. Il primo dialogherebbe con i Cinque Stelle, e non disdegnerebbe incisivi interventi redistributivi, mentre il secondo dialogherebbe con il Terzo polo, e avrebbe un occhio di riguardo per il mondo delle imprese e le esigenze della crescita.

Ma è tutto qui lo spazio dei posizionamenti possibili? Siamo sicuri che, alla fine, si tratti solo di spostare il Pd un po’ più a sinistra (via socialdemocratica) o un po’ più a destra (via liberaldemocratica)?

Se guardiamo a quel che è successo e succede al di fuori dell’Italia la risposta è: no, dentro la sinistra, specie nel mondo anglosassone, da oltre un decennio esistono anche posizioni non riducibili all’alternativa fra massimalisti e riformisti.

Negli stati Uniti, ad esempio, fin dal 2008 esiste una componente dei Democratici che combina idee progressiste in materia economica (più welfare) con idee conservatrici e neotradizionaliste sul piano culturale e sociale, innanzitutto sul cruciale terreno della sicurezza. Denominati in vario  modo, ora Blue dogs ora “cowboy democratici”, sono stati essenziali nella vittoria di Obama nel 2008 (a suo tempo ne fornì una ricostruzione dettagliata Maurizio Molinari in Cowboy democratici).

Nel Regno Unito fin dal 2009 è molto attiva una componente del Labour Party, il cosiddetto Blue Labour, che si propone di recuperare il consenso dei “colletti blu” sposando idee spesso considerate conservatrici, come famiglia, fede, vita di comunità e, soprattutto, limiti all’immigrazione irregolare. A questa componente del partito laburista hanno dato contributi teorici essenziali pensatori come Marc Stears, Maurice Glasman, David Goodhart (autore di The Road to Somewhere, uscito nel 2017).

Una delle idee chiave di questo filone di pensiero è che gli strati popolari siano culturalmente conservatori e, anche per le loro condizioni di esistenza, siano portati ad assegnare una importanza decisiva al valore della sicurezza, quale che sia la fonte della minaccia (terrorismo, criminalità, immigrazione irregolare). Di qui l’assoluta necessità, se si desidera non perdere il contatto con gli strati popolari, di prenderne sul serio il tradizionalismo e la domanda di protezione, anche quando farlo implica abbandonare le politiche tradizionali di apertura verso i flussi migratori.

Si potrebbe pensare che la “sinistra blu”, ossia una sinistra non sorda ai valori tradizionali e alla domanda di sicurezza, sia un fenomeno esclusivamente anglosassone. Ma non è esattamente così. La recente vittoria della socialdemocratica Mette Frederiksen in Danimarca è avvenuta su un programma anti-immigrati di incredibile spietatezza (trasferimento dei detenuti stranieri in Kossovo). Ed è giusto di pochi giorni fa la presa di posizione critica di Ségolène Royal (a suo tempo candidata socialista alla presidenza della Repubblica francese) nei confronti delle Ong che trasportano migranti dall’Africa in Europa.

E da noi?

Da noi una vera e propria “sinistra blu” non esiste, tutt’al più sono esistiti politici progressisti che, in tempi diversi, hanno provato a prendere sul serio il problema della sicurezza. E in qualche caso, anche ad avviare una riflessione teorica (penso al libro Sicurezza è libertà, di Marco Minniti).

Forse è giusto così, dopotutto una sinistra che adotta valori conservatori che sinistra è?

Ma forse la domanda andrebbe capovolta: che sinistra è, una sinistra che rinuncia al sostegno dei ceti popolari?

 

Luca Ricolfi