Scuole americane e libri all’indice – Censura bipartisan

La storia della censura è singolare. Negli anni ’50 e ’60, in Italia, i limiti alla libertà di espressione venivano soprattutto dalla destra e dai poteri clericali, che altro non facevano che applicare – piuttosto strettamente – l’articolo 21 della Costituzione, il
cui comma 6 recita: “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”.

Questo regime è tramontato progressivamente, fra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, semplicemente perché il concetto di “buon costume”, come peraltro quello di “comune senso del pudore”, sono mutati radicalmente sotto la spinta del ’68 e
soprattutto del femminismo. Probabilmente l’ultimo atto significativo di censura dall’alto è il sequestro, alla fine del 1976, del romanzo Porci con le ali, di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice.

Poi, praticamente nulla: libri, film e spettacoli teatrali cominciano a circolare liberamente. La satira in tv, specie nel quindicennio 1985-2001, conosce una stagione di allegria e meravigliosa scanzonatezza (da Quelli della notte, 1985, a L’ottavo nano, 2001), mai eguagliata dopo di allora. Certo, gli episodi di censura ci sono ancora, ma sono circoscritti e strettamente politici, nel senso che scattano se, e solo se, viene toccato un politico in posizione apicale (Craxi, Berlusconi).

Non così nel nuovo secolo, infestato dal politicamente corretto e dalla cosiddetta cancel culture. Inizia una nuova censura, molto diversa da quella del passato: è di sinistra anziché di destra, e procede dal basso anziché dall’alto. Inutile ricordare qui le migliaia di opere di ogni tipo – dalla Divina Commedia a Dumbo, dai dipinti di Gauguin alle musiche di Debussy – cadute sotto la scure dell’attivismo woke, specie negli Stati Uniti e in molti paesi di lingua inglese.

Quello su cui forse vale la pena richiamare l’attenzione, però, è quel che, da qualche tempo succede nelle scuole americane, e in particolare nelle biblioteche interne agli istituti scolastici. Qui da alcuni anni si stanno moltiplicando i tentativi da parte di
genitori, loro organizzazioni, ma anche attivisti esterni e autorità politiche locali, di bandire libri considerati “inappropriati”, ma la matrice dominante delle spinte censorie, a differenza di quel che da molti anni succede nelle università e nelle grandi
istituzioni della società americana, non è di sinistra.

La progressione del fenomeno è attentamente monitorata da varie associazioni di difesa del libro e della libertà di lettura. Ad esempio: l’associazione di scrittori Pen America, l’associazione dei librai American Library Association (ALA), Amnesty
International. Ebbene, i dati raccolti negli ultimi anni segnalano una esplosione del numero di libri di cui viene richiesto il bando. Secondo ALA, che raccoglie dati da più di 20 anni, le richieste di censura di libri erano 729 nel 2021, ma erano salite a 1269 nel 2022 (+74.1% in un solo anno). Secondo Pen America, che non lavora sugli anni solari ma sugli anni scolastici, nel 2021-22 le contestazioni erano state 2532, salite a 3362 nell’anno scolastico successivo (2022-23), e a oltre 10 mila nell’anno
scolastico appena concluso (2023-24).

Se si va a vedere di che libri si tratta e quali sono le ragioni delle richieste di bando, si scopre che, pur non mancando esempi paradossali, o difficili da collocare politicamente (la Bibbia, 1984 di Orwell), i contenuti più contestati ricadono in poche
categorie: oscenità e pornografia; violenza, sesso esplicito; storie LGBTQIA+; personaggi di colore; schiavismo e colonialismo.

Scavando più a fondo, emerge abbastanza chiaramente che la matrice delle contestazioni più frequente è di tipo conservatore e anti-woke (anche se non mancano contestazioni di segno opposto), e che non di rado la contestazione poggia su norme
introdotte dall’alto negli stati a maggioranza repubblicana, come Texas, Florida, Iowa, Utah, South Carolina, Tennessee.

Se teniamo conto del fatto che il fenomeno, pur presente da decenni, è decollato nel 2021 e ha preso vigore negli anni successivi, non sembra azzardato leggerlo (anche) come una reazione del mondo repubblicano alla sconfitta di Trump alle elezioni presidenziali del 2020.

Naturalmente ognuno può giudicare come preferisce l’esplosione delle richieste di censura dei libri delle biblioteche scolastiche: inaccettabile limitazione della “libertà di lettura”, o salutare reazione all’indottrinamento woke in atto in tante scuole
americane?

Resta il fatto che, almeno nelle scuole americane, la cancel culture non è più un monopolio della sinistra.

[articolo uscito sulla Ragione il 1° settembre 2024]