Cinque province a rischio
I dati degli ultimi 7 giorni (30 settembre – 6 ottobre) confermano la difficile situazione di La Spezia, in cui il numero di nuovi casi per abitante ha avuto un’impennata, ora fortunatamente in rallentamento.
La vera novità è costituita però da Genova, dove il numero di nuovi casi per abitante ha superato quello di La Spezia, ed è tuttora in crescita.
In una situazione analoga a quella di Genova si trova la provincia di Belluno.
In tutte e tre le province il numero di nuovi casi è oltre il quadruplo di quello nazionale.
Dietro queste province critiche se ne trovano altre 8 in cui il numero di nuovi casi è almeno il doppio di quello nazionale. In ordine di gravità della situazione: Treviso, Venezia, Nuoro, Imperia, Barletta-Andria-Trani, Trento, Bari, Savona.
E’ il caso di notare che, su 11 province critiche, 4 sono in Liguria, che è la regione più colpita (con 4 province su 4), 4 si trovano nel Triveneto (Belluno, Treviso, Venezia, Trento), 3 si trovano al Sud (Nuoro, Bari, Barletta-Andria-Trani).
Del tutto assenti, fra le 11 province più critiche, quelle lombarde e delle regioni centrali, dall’Emilia Romagna al Lazio.
Ecco la graduatoria completa:
Nota tecnica
I dati utilizzati nell’analisi sono quelli diffusi quotidianamente dalla Protezione Civile aggiornati al 6 ottobre (ore 18).
La serie storica dei dati provinciali è stata ricalcolata per tenere conto dell’interruzione di serie che si è verificata il 24 giugno in seguito alla nuova classificazione dei casi positivi (non più in base alla provincia in cui è avvenuta l’ospedalizzazione, ma in base alla residenza della persona risultata positiva al COVID-19).
Data l’impossibilità di stabilire, provincia per provincia, che cosa è effettivamente avvenuto tra il 23 e il 24 giugno, i dati sono stati ricalcolati assumendo che, fra le due date, gli incrementi giornalieri dei nuovi casi fossero pari a zero.
Quando possibile, i dati sono stati corretti per tenere conto dei ricalcoli effettuati dalle autorità regionali.
La capacità diagnostica è stata calcolata come rapporto fra contagi registrati nell’arco di tre settimane e nuovi decessi avvenuti nelle tre settimane successive con uno sfasamento temporale di 10 giorni. Maggiore sarà la capacità di intercettare i nuovi casi minore sarà la mortalità registrata nella provincia.
L’indicatore è stato costruito utilizzando i dati regionali, perché la Protezione Civile non fornisce il numero dei decessi a livello provinciale, ma solo quello dei casi totali. La capacità diagnostica delle regioni più piccole a livello demografico è stata posta convenzionalmente pari a 1.
Questi valori sono stati applicati al numero di nuovi contagi settimanali (per 100 mila abitanti).