Geografia del populismo in Europa
La crisi economica, il crollo delle ideologie, la pressione migratoria, gli scandali di corruzione non hanno fatto altro che allontanare gli elettori dai partiti tradizionali. Sempre più spesso la popolazione preferisce dare la propria fiducia a partiti definibili come “partiti di protesta”. La protesta può essere indirizzata verso le élite politiche o economiche, ma anche verso gli organismi sovranazionali colpevoli di aver indebolito le sovranità nazionali a discapito della popolazione.
Lo scopo di questo lavoro è fornire una mappa dei diversi movimenti anti- sistema che agitano l’Europa, valutandone il successo elettorale alle ultime elezioni europee nei 27 paesi dell’Unione. Sono state perciò analizzate le performance di tutti i partiti che hanno ottenuto almeno un seggio alle elezioni europee del 2009 o del 2014, e che presentano tratti euroscettici e/o populisti. Ci si è per questo basati su informazioni ricavate da studi precedenti o sui programmi elettorali pubblicati dai partiti. Le diverse formazioni politiche sono state definite con due acronimi: ESP nel caso di partiti euroscettici e/o populisti ed ES&P nel caso di gruppi euroscettici e populisti.
Le elezioni europee sono il terreno su cui questi movimenti di protesta riescono, nella grande maggioranza dei casi, ad ottenere i risultati migliori. Da una parte perché i cittadini comunitari vedono le elezioni europee come elezioni di second’ordine. Ciò significa che votare per movimenti più estremisti viene considerato come assai meno rischioso rispetto a quanto succede alle politiche. Dall’altra parte il sistema elettorale adottato dalla stragrande maggioranza degli stati membri, il proporzionale, dà anche a gruppi più piccoli maggiori chance di ottenere una rappresentanza parlamentare.
La scelta di esaminare la performance elettorale alle consultazioni europee, (2014 e 2009) sia dei gruppi ES&P che dei partiti soltanto euroscettici o soltanto populisti, è stata fatta per sondare l’andamento e la consistenza di tutti quei gruppi che si pongono in qualche modo contro il sistema attuale. Di partiti populisti ce ne sono di vario tipo. Si va da movimenti di estrema destra come Alba Dorata (Laïkós Sýndesmos – Chrysí̱ Av̱gí̱) in Grecia, a partiti il cui populismo prende più che altro forma nel modo di fare propaganda come nel caso dell’Italia dei Valori di Di Pietro.
Anche la critica all’Europa ha diverse sfumature. C’è chi si batte per l’uscita del proprio paese dall’Unione, come ha fatto l’UKIP, e chi critica non tanto il progetto in sé ma ciò che è diventata oggi l’UE, come i Verdi Svedesi contrari alla centralizzazione decisionale portata avanti dalle istituzioni europee.
I gruppi più conosciuti dai media, come il Front National, l’UKIP, Podemos, SYRIZA, il Movimento 5 Stelle, sono ottimi esempi di partiti ESP, poiché al discorso populista di richiamo alla gente comune e di lotta contro le élite si unisce una forte carica critica nei confronti delle istituzioni europee. In Europa esistono anche partiti (non molti) che al discorso populista affiancano una certa eurofilia, come il movimento lettone di Alleanza Nazionale (Nacionālā apvienīb), partito populista e nazionalista che è oggi sostenitore dell’UE in chiave soprattutto anti-russa. D’altra parte esiste anche un gruppo di movimenti che si dichiarano critici nei confronti delle istituzioni comunitarie, ma che non possono essere definiti populisti. Ne è un esempio il partito slovacco Libertà e Solidarietà (SaS), movimento di centro-destra liberale che critica la troppa burocrazia presente nelle istituzioni comunitarie e si è opposto all’operazione di salvataggio della Grecia nel 2010.
Non sempre la posizione dei partiti o la loro natura sono chiare. I Conservatori inglesi sono realmente euroscettici o sono stati travolti dal loro stesso tentativo di arginare l’UKIP? Il movimento Ciudadanos della Catalogna, l’alternativa di centro a Podemos, è un gruppo populista?
Quando in un paese risultano presenti partiti di difficile collocazione, sono state proposte due diverse stime, una più restrittiva che considera soltanto quei movimenti di sicura natura euroscettica e/o populista e un’altra più inclusiva in cui rientrano anche i partiti dubbi.