Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Grazie al calo registrato negli ultimi tre giorni, la temperatura dell’epidemia è tornata sotto soglia 100. Il termometro di oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 24 gennaio) segna 94.1 gradi pseudo-Kelvin.

Questo miglioramento è dovuto al miglioramento di tutte e tre le componenti alla base dell’indice (nuovi contagi, decessi, ingressi ospedalieri). Calano soprattutto i nuovi contagi (nell’ultima settimana si sono registrati 79 mila nuovi casi rispetto ai 102 mila della settimana precedente) e i decessi (3.2 mila decessi settimanali rispetto ai 3.4 mila della settimana precedente).

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -17.8 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

La temperatura dell’epidemia è stata calcolata considerando i soli casi identificati mediante test molecolare.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




La terza ondata

Che nell’ultima parte del 2020, in Italia e in altri paesi del mondo, vi sia stata una “seconda ondata”, nessuno dubita. A partire dalla fine di settembre tutti gli indicatori di diffusione dell’epidemia hanno iniziato a galoppare, oltrepassando una dopo l’altra le principali soglie di allarme: nuovi casi, morti, quoziente di positività, ricoveri ospedalieri hanno presto raggiunto livelli preoccupanti.

Quello che è invece meno chiaro è se sia in arrivo, o sia già arrivata, anche una terza ondata, e se le ondate di cui si parla stiano investendo più o meno uniformemente tutti i paesi, o perlomeno i paesi a noi comparabili.

Ma che cos’è un’ondata?

Qui i punti di vista divergono. Per chi lavora in ospedale un’ondata è l’arrivo repentino di un numero di malati Covid che satura, o rischia presto di saturare, la capacità di accoglienza del sistema sanitario nazionale. Da questo punto di vista non c’è nessuna nuova ondata in atto, semplicemente sta succedendo che gli ospedali non si stanno svuotando, e continuano ad operare al limite della capacità.

Per chi invece monitora la dinamica dell’epidemia le cose stanno molto diversamente. Osservata da questa angolatura, un’ondata è una perturbazione della curva epidemica che ne modifica (peggiora) in modo apprezzabile l’andamento. Se guardiamo le cose in questo modo, quel che possiamo dire è che in Italia la terza ondata è arrivata già intorno al 10 dicembre. E’ allora, infatti, che si è interrotto il processo che, sia pure lentamente, stava mitigando la seconda ondata. Se oggi gli ospedali non si stanno ancora svuotando, è perché da un mese e mezzo una terza ondata si è sovrapposta alla seconda.

A che cosa si deve la terza ondata?

Nessuno lo sa con certezza, ed è probabile che le determinanti siano più d’una: la diffusione, anche in Italia, di varianti del virus più contagiose; l’ingresso nella stagione fredda; e forse pure qualche imprudenza nella settimana del Black Friday (27 novembre). Quel che è certo è che, da allora, non siamo più riusciti a riportare la curva epidemica lungo un robusto sentiero di discesa.

E negli altri paesi?

Contrariamente a quanto spesso si sente dire, non è vero che quel che succede in Italia sia, più o meno, quel che sta succedendo in tutta Europa, o in tutte le società avanzate. Quel che colpisce, invece, è quanto diversa sia la dinamica dell’epidemia da paese a paese. Se consideriamo le società avanzate, con istituzioni economiche e sociali comparabili alle nostre (29 paesi, di cui 20 europei), è possibile individuare almeno tre gruppi di paesi.

A un estremo, 9 paesi (su 29) in cui negli ultimi mesi non si è osservata alcuna vera e propria seconda ondata, ma solo alcune modeste fluttuazioni del numero dei casi e della mortalità. Fra questi paesi quasi-esenti 6 sono lontani da noi (Giappone, Australia, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Taiwan, Hong Kong), ma tre sono in Europa (Finlandia, Norvegia, Islanda), anche se uno solo – la Finlandia – fa parte dell’Unione Europea.

All’altro estremo quattro paesi (fra cui fortunatamente non c’è l’Italia) che se la passano decisamente male, anche se per ragioni diverse: Portogallo, Spagna, Regno Unito, Svezia. In Spagna a preoccupare è soprattutto la velocità del contagio, nel Regno Unito e in Svezia il numero di contagiati, in Portogallo entrambe le cose.

Fra questi due estremi – paesi quasi-esenti e paesi travolti – si collocano le altre 16 società avanzate, fra cui l’Italia. In questo gruppo quasi sempre la curva epidemica mostra una sovrapposizione fra seconda e terza ondata, e la differenza fondamentale che emerge è fra paesi in cui la curva epidemica ha iniziato risolutamente a regredire (Cipro, Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Svizzera) e paesi in cui il rallentamento è debole o appena iniziato (tutti gli altri, Italia compresa).

Che cosa ne possiamo concludere?

Fondamentalmente, due cose. La prima, positiva, è che in questa fase l’Italia, pur restando fra i paesi in cui la conta dei morti è più drammatica, ha perso il triste primato che deteneva insieme al Belgio: nelle ultime due settimane sono 5 i paesi in cui i morti per abitante superano quelli dell’Italia (Regno Unito, Svezia, Portogallo, Germania, Stati Uniti).

La seconda conclusione, negativa, è che – se desideriamo ridurre sensibilmente la circolazione del virus – siamo ancora terribilmente lontani dall’obiettivo. Il numero di contagiati per abitante è ancora paragonabile a quello della prima ondata, e circa 10 volte superiore a quello di Finlandia e Norvegia, ossia dei due migliori paesi europei (senza contare l’Islanda, che ha zero decessi). Quanto all’andamento del numero di contagiati, nelle ultime due settimane la tendenza è alla diminuzione, ma a una velocità bassissima (Rt di un soffio sotto 1).

Spiace prenderne atto, ma la realtà è che le misure di contenimento non stanno funzionando a dovere, non solo in Italia. Forse dovremmo prendere atto che, specie di fronte alle nuove varianti del virus, nemmeno i lockdown sono sufficienti a produrre una decisa inversione di rotta. E’ arrivato il momento di abbandonare il protocollo europeo, che ci sta inesorabilmente portando a un regime permanente di stop and go, e guardare con più attenzione alle strategie dei paesi che non si sono fatti travolgere né dalla prima né dalla seconda ondata.

Pubblicato su Il Messaggero del 23 gennaio 2021




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 21 gennaio) la temperatura dell’epidemia è diminuita di circa 3 gradi, scendendo a 100.2 gradi pseudo-Kelvin.

Anche oggi, la riduzione della temperatura si deve all’andamento dei nuovi contagi, in calo per il decimo giorno consecutivo (nell’ultima settimana si sono registrati 86 mila nuovi casi rispetto ai 115 mila della settimana precedente). Sono rimasti sostanzialmente stabili i decessi e gli ingressi ospedalieri stimati.

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -22.8 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

La temperatura dell’epidemia è stata calcolata considerando i soli casi identificati mediante test molecolare.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Il termometro dell’epidemia (release 1.0)

Oggi (ultimo dato disponibile, ore 18.00 del 20 gennaio) la temperatura dell’epidemia è scesa a 103.0 gradi pseudo-Kelvin (-1.9 gradi), avvicinandosi alla soglia 100.

Come ieri, la riduzione della temperatura è dovuta al calo dei nuovi contagi (nell’ultima settimana si sono registrati 90 mila nuovi casi rispetto ai 117 mila della settimana precedente). Sono rimasti sostanzialmente stabili i decessi e gli ingressi ospedalieri stimati.

La riduzione settimanale della temperatura è pari a -20.5 gradi.

Va ricordato, come sempre, che l’andamento della temperatura non riflette quello dei contagi attuali, ma quello dei contagi avvenuti 2-3 settimane fa.

La temperatura dell’epidemia è stata calcolata considerando i soli casi identificati mediante test molecolare.

Per maggiori dettagli si rimanda alla Nota tecnica.




Modello italiano. Intervista a Luca Ricolfi

Classe 1950, sociologo, docente di Analisi dei dati, presidente e responsabile scientifico della Fondazione Hume, Luca Ricolfi lancia, dati alla mano, un durissimo atto d’accusa contro la gestione della pandemia: si tratta di un’evidente prova di malgoverno.

Professore, nel suo ultimo saggio per La nave di Teseo (La notte delle ninfee), lei si ’sorprende della sorpresa’ che molti osservatori hanno avuto per la ripresa della pandemia. Perché era prevedibile?
Perché aveva già rialzato la testa a giugno, e poi con assoluta evidenza a settembre, senza che il governo – impegnato a lodare il “modello italiano” – facesse nulla per predisporre le condizioni della riapertura post-vacanze. E questo nonostante tali condizioni fossero note, e ripetute fino alla noia da tutti gli esperti indipendenti: tamponi di massa, aumento del personale addetto al contact tracing, Covid-hotel, rafforzamento del trasporto pubblico, riorganizzazione della medicina territoriale, solo per citarne alcune.

Per l’Italia record di morti e Pil quasi a meno 11. Davvero è colpa della riapertura delle discoteche, del turismo, del ’liberi tutti’?
Bisogna distinguere. L’errore più grosso dell’estate è stato di non bloccare (o limitare drasticamente) il turismo internazionale, sia in uscita sia in entrata. A partire dal 18 giugno, come Fondazione Hume, abbiamo ripetutamente lanciato l’allarme: per salvare il turismo stiamo riaccendendo l’epidemia. Ma è stato tutto inutile. Quanto al resto, discoteche, bar, ristoranti, assembramenti, eccetera, un ruolo negativo l’hanno avuto di sicuro, ma meno rilevante dell’apertura delle frontiere e del turismo internazionale.

In sostanza: di fronte a questi dati, Conte dovrebbe davvero fare le valigie al di là delle varie e bizantine alchimie politiche?
Conte ha gestito l’epidemia di testa sua, ascoltando solo gli esperti di nomina politica, e ignorando ogni parere contrario, per quanto supportato da dati e analisi. Io non so se dovrebbe fare le valigie, perché non escludo che si possa fare ancora peggio di lui. Dopotutto, sulla gestione dell’epidemia, le critiche più severe sono venute da forze politiche (Lega e Italia Viva, soprattutto) che difendevano una linea ancora più imprudente della sua. L’unica cosa che mi sento di dire è che Conte dovrebbe almeno chiedere scusa, perché la sua gestione ci è costata decine di migliaia di morti non necessari, oltreché decine di miliardi di Pil.

Tamponi, tamponi e ancora tamponi nel periodo delle riaperture. Come mai non è stato fatto?
Per il periodo maggio-agosto è un mistero, dal momento che il problema dei reagenti era superabilissimo. Per gli ultimi due mesi credo che la causa sia il sistema di incentivi aberrante che è stato messo su con la “danza dei tre colori”: a quanto pare le Regioni temevano che fare più tamponi significasse scoprire più casi, con conseguente declassamento “cromatico”.

Domanda che si pone anche lei: con un governo coraggioso, in grado di imporre misure impopolari in estate, noi cittadini le avremmo accettate?
Difficile dirlo, ma certe misure non richiedevano l’accettazione, si potevano imporre e basta: blocco del turismo internazionale, chiusura tassativa delle discoteche, multe ragionevoli ed effettive per movida e assembramenti.

Spieghi ai nostri lettori il perché della citazione di Christa Wolf, scrittrice tedesca: «Durante la guerra si pensa solo come andrà a finire. E si rimanda a vita». Vuole significare che si sono saltati dei passaggi ‘salvifici’?
No, non era questo che avevo in mente. Premesse a Cassandra, da cui è tratta la citazione, è una struggente ricostruzione della caduta di Troia sotto la furia distruttrice dei Greci. Io penso che quel che l’Europa sta vivendo sia l’inizio di una caduta malinconica e definitiva, come lo fu quella di Troia. Con un ulteriore parallelismo: gli errori dell’establishment troiano, da Priamo ai suoi consiglieri e cortigiani, diedero un contributo decisivo alla rovina della città.

Intervista di Francesco Ghidetti a Luca Ricolfi, Quotidiano Nazionale, 19 gennaio 2021