Il senso (perduto) delle proporzioni

Ricordate la strage del 2011 nell’isoletta norvegese di Utøya, quando in odio agli immigrati islamici un fanatico di nome Breivik uccise a sangue freddo 77 ragazzi, colpevoli di essere socialisti?
Ebbene lo sconcerto, la rabbia e l’indignazione furono unanimi. E altrettanto unanime fu lo sconcerto quando il medesimo Breivik, condannato a 21 anni di carcere (il massimo della pena nella civilissima Norvegia), intentò causa allo Stato e alle autorità carcerarie per “trattamento inumano”. Tra le lamentele di Breivik, ospitato in una prigione ultra-confortevole (un trilocale con tanto di doccia e palestra personale), lo stato di isolamento cui era stato costretto, la versione troppo vecchia della playstation, la paghetta settimanale insufficiente, i videogiochi troppo infantili. Per quanto mi riguarda lo stupore si trasformò in incredulità quando appresi che la giustizia norvegese, progressista, illuminata, avanzatissima, diede ragione all’assassino para-nazista Breivik e torto allo Stato e alle autorità carcerarie.

Questa storia mi è tornata alla mente in questi giorni, di fronte all’espressione “trattamento inumano” da alcuni adoperata per descrivere quel che è successo a uno dei due giovani americani arrestati per l’assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega, che prima (o dopo) un regolare interrogatorio videoregistrato e in presenza di un avvocato, è stato tenuto legato e bendato su una sedia, pare per cinque minuti. La storia di Utøya non mi è venuta in mente perché i due casi siano simili (non lo sono affatto), ma perché il caso norvegese illustra molto bene un fenomeno più generale, che è presente in entrambe le circostanze e in molti altri casi di tutt’altra specie: la completa perdita del senso delle proporzioni.

Un concetto come quello di trattamento disumano, inumano o degradante è stato coniato per individuare pratiche gravemente lesive della dignità umana, come la tortura, la riduzione in schiavitù, la detenzione in condizioni estreme, da Guantanamo ai campi libici. Estenderlo ad episodi più o meno gravi e riprovevoli ma che non hanno nulla a che fare con i comportamenti cui il concetto si riferisce, o addirittura applicarlo a casi ridicoli come illustra il caso norvegese, è un pericoloso abuso di linguaggio, che alla lunga può produrre effetti aberranti. Se la giustizia norvegese ha potuto dare ragione ai capricci di un assassino spietato, colpevole della morte di 77 ragazzi innocenti, è anche perché abbiamo smarrito il senso delle proporzioni. O, se preferite, perché siamo affetti da un eccesso di civiltà, che ormai ci impedisce di mettere i fatti nelle giuste categorie, e di usare le parole appropriate.

Può così accadere che un professore americano sia punito e addirittura perda il posto perché il materiale cui espone gli studenti (sia esso la Divina Commedia o un testo di Mark Twain) infliggerebbe alle loro menti sensibili un “danno emotivo”. O che un ministro sia accusato di “sequestro di persona” perché non fa scendere tempestivamente da una nave dei migranti salvati in mare. O che un genitore che dà uno schiaffo a un bambino venga accusato di “violenza su minore” (succede anche questo, nei paesi più civili).

Quel che colpisce, in tutti questi casi, non è il giudizio che si dà verso il colpevole, sia esso lo Stato norvegese, l’Arma dei Carabinieri, il professore americano, il ministro della Repubblica, o il genitore, ma che il meccanismo accusatorio si basi sulla medesima tecnica retorica obliqua: anziché contestare francamente la violazione di qualche regola o l’urto di qualche sensibilità individuale, si importano parole forti, cariche di emotività, e che non lasciano dubbi di colpevolezza (trattamento inumano, danno emotivo, sequestro di persona, violenza) per descrivere comportamenti che stanno in tutt’altro ambito. Con ciò si smarrisce una delle fondamentali capacità dell’essere umano, o perlomeno dell’essere umano qual era prima che l’ossessione del politicamente corretto e l’abuso della cultura dei diritti tentassero di riprogrammarlo da zero: la capacità di cogliere la sostanza di un comportamento, e di graduarne la gravità.

Una capacità che è importante, perché connessa al comune senso di giustizia. Chi perde il senso delle proporzioni, perde la capacità di soppesare il bene e il male, o di riconoscere il male estremo per quello che è. E finisce, con la sua indifferenza, per infliggere nuovo dolore a chi dal male estremo è stato colpito.

Pubblicato su Il Messaggero del 3 agosto 2019



Con lo ius soli un senegalese diventato italiano si interesserebbe a Dante?

Essere contrari allo ius soli significa, oggi, essere relegati in un lebbrosario morale, diventare un esempio di quel processo di disumanizzazione che, per la political culture dominante, ha investito la destra italiana, anche quella un tempo rispettabile (ma rispettata poi da chi?). Non condividere una tesi non significa ispirarsi a valori diversi da quelli diffusi dalla stragrande maggioranza dei media ( giornali, radio, tv, social, etc..) ma militare nella schiera dei retrogradi, incattiviti dalla loro scarsa presenza nelle sedi in cui si forgia lo “spirito pubblico” e oggi si elaborano le parole d’ordine del politicamente corretto.

 Forse il malcostume segna sia il pensiero conservatore che quello progressista. Parlar male di Bolsonaro e dello scempio che sta consentendo della foresta amazzonica (un vero crimine contro l’umanità) significa irriducibile ostilità ideologica alla società industriale, al mercato, al progresso tecnologico (valori, peraltro, estranei alla destra tradizionalista).

 Avere forti riserve su Carola Rackete espone all’accusa di razzismo, di crudeltà d’animo, di insensibilità verso la tragedia epocale dell’emigrazione. Nessun sospetto che anche gli avversari abbiano buone frecce nella loro faretra etica. La lotta politica è sempre tra Dio e Satana, tra il Bene e il Male, tra la passione e la ragione. E’ la fuoruscita (semmai c’è stata un’entrata) da quella democrazia liberale che trova il suo esempio più alto nello stipendio che, in Inghilterra, viene dato al capo dell’opposizione di Sua Maestà Britannica. Se non si non si fosse ritenuto che anche gli avversari del premier in carica avrebbero potuto avere delle buone ragioni per combatterlo, quella norma non avrebbe avuto alcun senso. Chi si oppone tout court al “bene comune” perché dovrebbe venire stipendiato?

In questo clima culturale, per le argomentazioni di quanti sono contrari allo ius soli non c’è spazio. Anche nelle tv “moderate” (quelle Mediaset?) non mi è mai capitato di sentire un solo esponente dell’attuale maggioranza o della destra all’opposizione ( FI, FdI) spiegare perché in aula non hanno sostenuto la battaglia di quanti intendevano conferire la cittadinanza italiana, d’ufficio, a tutti i nati nel nostro Paese. Un diniego, di cui quasi ci si vergogna, in controtendenza com’è rispetto al buonismo imperante: bergogliesco o universalistico/ illuministico che sia. Non ridere, non lugere neque detestari sed intelligere (Non ridere, non piangere nè detestare ma cerca solo di comprendere). Avendo preso sul serio il monito di Baruch Spinoza, mi sono chiesto quale sia la ragione della criminalizzazione degli avversari dello ius soli, sempre nel rispetto delle varie posizioni. E’ un nefasto equivoco quello che induce a vedere nel pluralismo la coesistenza di valori opposti e irriducibili. In realtà, in una vera democrazia liberale, tutti condividono i valori di tutti e il pluralismo sta nel diverso peso che si è disposti a dare a ciascuno. Tutti ritengono ‘‘ cosa buona e giusta” la sicurezza sociale e ne affidano la tutela agli apparati pubblici ma non tutti alla sicurezza sociale sono disposti a sacrificare, oltre una certa misura, la libertà individuale (che, anche qui, tutti apprezzano).

Tornando allo ius soli la spiegazione della messa sotto accusa dei suoi avversari – è la conclusione alla quale sono pervenuto – non dipende da malafede, né è soltanto una risorsa simbolica dello scontro politico ma rappresenta il risultato del tramonto (forse definitivo) del valore che stava a fondamento dell’identità etico- sociale del cittadino, lo Stato nazionale. In una società che, come ho più volte fatto rilevare, riduce tutto il mondo umano, nella sua insondabile complessità, a interessi e a diritti individuali, ovvero a economia ( universalismo del mercato, di matrice anglosassone) e a diritto (universalismo giuridico di matrice francese e illuministica) si dissolve la comunità politica che esclude chi non ne fa parte e assicura tutela, sicurezza e benessere solo ai suoi membri, ciò che non esclude trattamenti umani, civili, verso lo straniero, il meteco.

 Quel che ormai si ha in mente è molto semplice: la riduzione del rapporto sociale a scambio di utilità. Se si assume un prestatore d’opera, lo si mette in regola, si garantisce pensione e assistenza sanitaria a lui e alla famiglia, gli si consente, una volta trovato il lavoro, di procurarsi un tetto, un asilo e una scuola per i suoi figli, e alle stesse condizioni degli altri, palestre, giardini, parchi pubblici, spiagge etc. etc., perché al riconoscimento di questi diritti sociali non dovrebbe seguire la concessione della cittadinanza ovvero i diritti politici?

U n tempo la riposta sarebbe stata semplice: perché oltre al lavoro, alla tutela sindacale, ai contributi previdenziali c’è una realtà, l’identità nazionale, che non può esaurirsi nei rapporti di lavoro e negli obblighi che ne derivano. La ragione per cui se ne fa parte sta nella volontà di custodire, arricchire e preservare un patrimonio ideale, una tradizione spirituale, una lingua, una cultura in cui siamo stati educati e formati.

Certe cose si comprendono a partire dal quotidiano. Uno studioso torinese, autore di tanti articoli e saggi dedicati alla sua amatissima città, Pier Franco Quaglieni–cofondatore e animatore del prestigioso Centro Mario Pannunzio – sul quotidiano il Torinese del 25 luglio scorso, ha tessuto l’elogio di «un oscuro deputato barese del M5S, l’onorevole Michele Nitti», promotore di una iniziativa parlamentare intesa a istituire una giornata dantesca, nel settimo centenario della morte del Poeta ( 2021). Alla proposta lanciata dal Corriere della Sera hanno aderito il ministro Enzo Moavero Milanesi e il linguista Claudio Marazzini ma, scrive Quaglieni, con comprensibile amarezza; «ha taciuto finora sul “Dantedi” la storica Società Dante Alighieri, attualmente presieduta dall’ex ministro Andrea Riccardi, non certo la persona più qualificata, nel suo incontenibile multiculturalismo, per questa carica, ricoperta per tanto tempo, con esiti brillanti, dall’ambasciatore Bottai. |…| La Società, fondata da Giosuè Carducci nel 1889, entrava naturaliter nella vita di ogni italiano fin da quando era bambino, una scelta molto importante del percorso formativo. La ‘ Dante’ per il VI centenario fu protagonista nel 1921 delle celebrazioni dantesche e dell’emissione di una memorabile serie di francobolli».

Poniamo il caso che le celebrazioni di Dante, oltre al Dantedì, comprendano iniziative molto costose per lo Stato e per le regioni più direttamente interessate e che le spese previste vengano coperte dall’introduzione di nuove imposte o dalla decurtazione (relativa) dei fondi destinati a Scuola, a Sanità o ad altri compiti dello Stato: perché i nuovi italiani, ci si chiede, dovrebbero essere interessati a vedersi ridurre (sia pure minimamente) il loro portafogli e, con esso, la loro capacità di spesa? Cosa possono mai interessare Dante, la Divina Commedia, la nascita della lingua italiana a un senegalese, a un indiano, a un cinese divenuti cittadini italiani? E perché dovrebbero essere entusiasti, specie se di religione islamica, della destinazione di cospicui fondi al restauro delle Chiese storiche o dei monumenti che hanno fatto la nostra identità?

E’ vero che non occorre essere nati all’estero per restare indifferenti alla preservazione del nostro patrimonio storico e artistico – si pensi alla miseria delle ultime celebrazioni del Risorgimento – ma a quanti non si rassegnano alla finis Italiae bisogna riservare la gogna mediatica?

Che cosa fare dell’Italia, dello Stato nazionale, delle nostre tradizioni? Dobbiamo deciderlo soltanto noi, italiani del nostro tempo, o dobbiamo ammettere alla discussione anche quanti accogliamo nel nostro Paese perché (come ci vien detto) abbiamo bisogno di gente disposta a fare i lavori ai quali gli Italiani si sottraggono… compreso l’assolvimento al debito coniugale senza contraccettivi?

LA PAURA DI INQUINAMENTO CULTURALE O SEMPLICEMENTE DEL DISINTERESSE DI CHI VIENE DA ALTRE CIVILTÀ E HA DIFFERENTI RIFERIMENTI ETICI E STORICI

Pubblicato su Il Dubbio del 30 giugno 2019



Rassegna stampa – Anteprima 31 luglio

Clamoroso

In Russia il tasso di sconto è stato abbassato al 7,5% [Sole]

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In prima pagina

• Il vicebrigadiere Cerciello aveva dimenticato la pistola quando andò in borghese dai due americani

• Scontro tra Tir sull’A14 a Borgo Panigale, autista muore carbonizzato

Il figlio di Salvini sulla moto d’acqua della polizia

• La Lega sale ancora nei sondaggi, Fratelli d’Italia supera Forza Italia

• Lo spread a quota 203, poi chiude a 197

• La Cassazione ha stabilito che a scuola gli alunni non possono portarsi il pranzo da casa

• È stata aperta un’inchiesta sulla nave Gregoretti ancora ferma al porto di Augusta con 115 migranti a bordo

• Rivolta in un carcere brasiliano, 57 morti, 16 dei quali decapitati

• A 18 anni dal delitto, sono stati chiesti cinque rinvii a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone

• Neymar non sarà accusato di stupro

• La Juventus ha venduto Kean all’Everton per 40 milioni, il Milan presenta l’attaccante Leao

 

Titoli

Corriere della Sera: L’ultimo mistero: / il carabiniere ucciso / era senza pistola

la Repubblica: Scacco ai 5stelle / Salvini punta al Sud

La Stampa: Di Maio: dopo Bibbiano / basta solci a coop e onlus

Il Sole 24 Ore: Lombardia, la locomotiva rallenta

Avvenire: L’azzardo di Agcom

Il Messaggero: Senza pistola davanti al killer

Il Giornale: Guerra ai carabinieri

Qn: Il carabiniere era senza pistola

Il Fatto: Savoini, 150 mila / euro dal Marocco / caduti nel cesso

Libero: «Se volete l’autonomia / pagate il Mezzogiorno»

La Verità: «Il carabiniere non poteva sparare / perché sarebbe stato incriminato»

Quotidiano del Sud: Voragine partecipate / quasi tutta targata Nord

il manifesto: La nave dei fantasmi

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Rassegna stampa – Anteprima 30 luglio

Clamoroso

Dal 2010 a oggi le vendite di bidet negli Statu Uniti sono aumentate del 10 per cento l’anno [Arletti, Venerdì].

 

In prima pagina

• Scuola, via libera all’assunzione di 53 mila insegnanti

• Il lungo applauso ai funerali del vicebrigadiere Cerciello Rega

• Il collega di Cerciello Rega era con l’uomo derubato già un’ora prima della chiamata al 112

• Colpi di mitra a un festival in California. Tra le vittime un bambino di 6 anni. Il killer è un italo-iraniano. La polizia lo ha ammazzato

• Trump licenzia il capo dei servizi d’intelligence Coats e nomina un suo fedelissimo

• L’audio in cui Di Maio si sfoga con i militanti: «Ogni volta devo fare un accordo con quell’altro»

• Dalla nave Gregoretti scendono 16 minorenni. La Germania si dice disponibile ad accogliere i migranti che si trovano a bordo

• Parmitano vede la Terra dallo spazio e lancia l’allarme sul riscaldamento globale

• Takeway offre 5 miliardi di sterline per comprare Just Eat

• Elton John festeggia 29 anni di sobrietà

• Sono morti George Hilton e Paolo Giaccio

• Serie A: Juve-Napoli e il derby romano alla seconda giornata, Inter-Juve alla settima

 

Titoli

Corriere della Sera: «Hanno ucciso, non sono pentiti»

la Repubblica: Nistri: basta coltellate / Ma il caso non è chiuso

La Stampa: Sulla nave 115 migranti / Nessuno li fa scendere

Il Sole 24 Ore: Risparmio / gestito / commissioni / sotto tiro

Avvenire: «Eroe è chi serve»

Il Messaggero: L’urlo della vedova: tutelate noi

Il Giornale: xxx

Qn: Le imprese: governo di sonnambuli

Il Fatto: I due amanti sul Tav

Libero: Carabinieri e poliziotti / non possono difendersi

La Verità: Parla la prima «pentita» di Bibbiano / «Pensavano solo a togliere i bambini»

Quotidiano del Sud: Il forte no dell’Università / Autonomia cavallo di Troia

il manifesto: Arma a doppio taglio

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Rassegna stampa – Anteprima 29 luglio

Clamoroso

Con il caldo i crimini aumentano del 20% [Andrea Giuliacci a Massimo M. Veronese, Giornale].

In prima pagina

• La foto dell’americano bendato dai carabinieri mette a rischio l’indagine italiana sul vicebrigadiere assassinato: dagli Stati Uniti potrebbe arrivare una (giustificata) richiesta di estradizione

• Ai Mondiali di nuoto la quattordicenne Benedetta Pilato vince l’argento. Dopo l’oro vinto dal Settebello nella pallanuoto, ci sono anche l’argento per la Quadarella negli 800 e il bronzo per Paltrinieri nei 1500

• Due morti per il maltempo: a Fiumicino una tromba d’aria solleva una Smart con una ragazza a bordo e la manda a schiantarsi, la piena travolge un pensionato ad Arezzo

La Lega sfida il M5s sulla Tav: «Non la volete? Dimettetevi»

• Haftar bombarda un ospedale a Tripoli

• La nave Gregoretti della Guardia costiera è ormeggiata al porto di Augusta, banchina Nato, con 131 migranti a bordo. Salvini non li fa scendere

• Le ossa del cimitero in Vaticano non sono di Emanuela Orlandi. Risalgono a prima dell’Ottocento

• In Germania vince Verstappen davanti a Vettel, autore di una grande rimonta. Lecrerc va a sbattere

• Il colombiano Egan Bernal vince il Tour de France. È il più giovane di sempre

• È morta Russi Taylor, la voce di Minnie

 

Titoli

Corriere della Sera: Carabiniere ucciso, tutte le telefonate

la Repubblica: La vergogna e il dolore

La Stampa: Benda all’americano / procedimento a rischio

Il Sole 24 Ore: In Trentino e Liguria / i più ricchi d’Italia / E il Fisco punta / sul risparmiometro

Il Messaggero: «Killer Usa, inchiesta irregolare»

Il Giornale: Carabinieri, ecco le foto / che non vorremmo mai vedere (pubblicano nove foto di carabinieri uccisi)

Qn: Una benda e undici coltellate

Il Fatto: M5S, ecco la mozione No Tav / che irrita Salvini: “Siete fuori”

Libero: Che pessima figura

La Verità: Peggio morti che bendati

Quotidiano del Sud: Noi cittadini del mondo

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