Rassegna stampa – Anteprima 2 ottobre 2019

Clamoroso

Bambini con meno di 10 anni arrestati negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2017: 30.000. Tra i 10 e i 12 anni: 230 mila (dati Fbi) [Sta].

 

In prima pagina

• Si è dimesso il cda dell’Azienda dei rifiuti romana (Ama). Polemica con la Raggi. Roma sempre più sommersa dalla spazzatura.

• La commissione della Camera approva il taglio dei parlamentari

• Precari della scuola, ci sarà un concorso per 24 mila cattedre

• Riforma del ticket, si pagherà per fasce di reddito (cioè i meno poveri pagheranno di più). Sarà previsto un tetto massimo annuale

• Taglio del cuneo, chi guadagna meno di 26 mila euro l’anno prenderà 230 euro nel luglio del 2020, 500 nel 2021

• Finlandia, studente armato di spada in una scuola: un morto e dieci feriti

• L’operaio Fca ucciso da una pressa e il tecnico dei telefoni morto per essere caduto dal palo nell’Alessandrino

• Champions, tris della Juve al Leverkusen. Atalanta beffata al 95’

• A Mondiali di atletica di Doha David Re ha conquistato la semifinale dei 400 metri, Tamberi la finale del salto in alto

• A Hong Kong, nel giorno del settantesimo della fondazione della Repubblica popolare cinese, la polizia ha sparato. Grave un manifestante colpito al petto

• A Genova è stato posato il primo tratto del ponte che sostituirà il Morandi. Si tratta di un impalcato lungo 50 metri, largo 25 e alto 5

• Il re dell’eolico Nicastri condannato a 9 anni per aver finanziato la latitanza di Messina Denaro

• Corea del Nord e Usa sabato torneranno a negoziare sul nucleare

• L’audio di Zuckerberg contro la candidata democratica Elizabeth Warren: «Minaccia la nostra esistenza»

• Dopo l’Ibizagate, le spese pazze e il flop alle elezioni austriache, il destro Strache, ex leader della Fpö ed ex vicepremier, abbandona partito e politica

• Lo scivolone razzista di Lotito: «I buuu anche a chi ha la pelle normale»

Share, solo nelle prime serate le tre reti Rai hanno perso il 4 per cento di share

• Alcol, scommesse e sesso. Ecco cosa fanno i quindicenni di oggi.

 

Titoli

Corriere della Sera: I ticket in base al reddito

la Repubblica: L’Italia promessa

La Stampa: Sotto i 26 mila euro / in busta paga da luglio / duecento euro in più

Il Sole 24 Ore: Usa, corrono i crediti ad alto rischio alle famiglie

Avvenire: La Croce è per tutti

Il Messaggero: Sanità, pagano i redditi medio-alti

Il Giornale: Conte nuoce alla salute

Qn: Grana dazi

Il Fatto: L’Air Force di Renzi ci è costato 26 volte di più

Libero: Stato più criminale delle Br

La Verità: Alla Br anche il reddito di Renzi / E suo padre vuol farci indagare

Quotidiano del Sud: Piano per il Sud / solo sulla carta

Il manifesto: Memoria morta

….




Rassegna stampa- Anteprima 1 ottobre 2019

Clamoroso

Negli ultimi dieci anni, sui territori dell’ex Unione Sovietica sono state erette oltre 120 statue di Stalin.

In prima pagina

  • Il governo approva la nota di aggiornamento al Def: stop all’aumento dell’Iva, 14 miliardi di flessibilità
  • Oggi la Wto, l’organizzazione mondiale per il commercio, decide sui dazi che gli Usa vogliono infliggere alla Ue per aver finanziato illegalmente Airbus.
  • In assoluto il numero degli occupati è cresciuto: però grazie alle assunzioni degli ultra cinquantenni. Nelle altre fasce d’età, l’occupazione cala. È salito il numero di chi non ha un lavoro e non lo cerca
  • La Lega ha depositato in Cassazione il quesito per il referendum che si propone di abolire la quota proporzionale dalla legge elettorale
  • I leader di tutto il mondo a Parigi per i funerali di Chirac
  • L’ex Br Federica Saraceni, condannata per il delitto D’Antona, riceve i soldi del reddito di cittadinanza
  • Concessa la semilibertà a Rudy Guede, condannato a 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher (Perugia)
  • Monte Bianco, il ghiacciaio di Planpincieux accelera la caduta
  • Milan, Rudi Garcia al posto di Giampaolo?
  • La talpa della telefonata fra Trump e Zelenskyj è sotto protezione
  • A Mogadiscio gli Shabaab hanno attaccato militari italiani e una base americana
  • Crac Etruria, assolti i quattro dirigenti accusati di truffa
  • La più grande class action tedesca contro Volkswagen
  • Scontro tra tir sull’autostrada del Frejus. Muore carbonizzato un camionista
  • È morto l’urbanista Giuseppe Campos Venuti
  • Il Parma ha battuto il Torino 3 a 2.
  • Nel Casertano un istruttore di equitazione ha abusato per anni delle allieve minorenni. Avevano tra i 6 e i 14 anni.
  • Hajar Raissouni, giornalista marocchina, è stata condannata per «aborto clandestino» e per aver avuto «rapporti sessuali fuori dal matrimonio» con suo marito.
  • La storia di Alessia, giovane campionessa di taekwondo, che ha dovuto rinunciare a combattere perché non ha ancora la cittadinanza.
  • In nome dell’integrazione l’arcivescovo di Bologna, per la festa del Santo patrono, bandisce il maiale dai tortellini. Quest’anno saranno al pollo.

 

Titoli

Corriere della Sera: Manovra, l’Iva non aumenta

la Repubblica: Governo in manovra

La Stampa: Iva congelata, servono 7 miliardi

Il Sole 24 Ore: Manovra da 30 miliardi, l’Iva non aumenta

Avvenire: Si riparte da 30

Il Messaggero: Stop all’Iva, mancano 5 miliardi

Il Giornale: Altri 8 miliardi di tasse

Il Fatto: Cambi casacca / verso quota 1000

Libero: Arrivano tasse / su case e aziende

La Verità: Non solo Br: reddito di cittadinanza / anche a ladri, stupratori, assassini

Quotidiano del Sud: Ma dov’è il progetto strategico Italia?

Il Manifesto: Italia Iva




Rassegna stampa – Anteprima 24 settembre

Clamoroso

Nello Utah è ammesso il matrimonio tra cugini, purché i due coniugi abbiano più di 65 anni [Cavalli, Libero].

 In prima pagina

• A Malta i primi passi per un accordo sui migranti

• L’ultimo discorso di Draghi

• La Thomas Cook è in bancarotta

• All’Onu il vertice sul clima con Greta (a sorpresa è intervenuto anche Trump)

• I dem pensano all’impeachment per Trump

• L’Iran chiede 400 milioni per liberare una spia

• Di Maio vuole Toninelli capogruppo

• I primi nove chilometri del tunnel della Tav

• Quattro nuovi assessori per la Raggi

• La procura di Roma chiede vent’anni per i due che spararono a Bortuzzo

• A Pisa un papà picchiava e vendeva le sue figlie

• Forze dell’ordine, arrivano i rinforzi

• Un kalashnikov (in ceramica) per il compleanno

• Best Fifa 2019, Messi batte Cristiano Ronaldo e Van Dijk

 

Titoli

Corriere della Sera: Migranti, primo patto

europeo

la Repubblica: L’Europa s’è desta

La Stampa: Clima, l’urlo di Greta scuote l’Onu

Il Sole 24 Ore: Dalla manovra / minispinta /

aggiuntiva / al Pil di 0,3%

Avvenire: Passi per la vita

Il Messaggero: Migranti, un’intesa a metà

Il Giornale: Sbarcheranno tutti

Qn:  Sgretolati

Il Fatto: Abbiamo fatto più / a Malta in 1 giorno /

di Salvini in 1 anno

Libero: Più ne salviamo, più ne muoiono

La Verità: L’inchiesta sulla cassaforte di Renzi / è arrivata alla lobby di babbo Tiziano

Quotidiano del Sud: Mezzogiorno, priorità

nazionale

il manifesto: Non è aria




Rassegna stampa – Anteprima 23 settembre

Clamoroso
Padre Peter Pomposello, di New York, volendo fare un regalo al Papa, scelse uno skateboard. Il papa era Benedetto XVI, in quel momento di 81 anni [Veronese, Giornale].

In prima pagina

• Doppietta della Ferrari a Singapore. Vettel davanti a Leclerc.
• La tassa sulle merendine piace a Conte ma non a Di Maio.
• Italia Viva oggi vale tra il 4,4% e il 6,4%.
• Regionali in Umbria, Bianconi è il candidato di Pd e M5s.
• Nuovi attacchi di Haftar su Tripoli: «Tutte le forze schierate».
• L’Iran presenterà all’Onu un piano di pace per il Golfo.
• Israele, nel duello tra Netanyahu e Gantz, gli arabi appoggiano Gantz
• Torture nel carcere di San Gimignano, indagate 15 guardie.
• A Nuoro il figlio di due anni di una coppia di vegani è stato ricoverato per denutrizione.
• Baby gang fermata per l’incendio a Sarno.
• I migranti della Ocean Viking sbarcheranno a Messina
• Arrestato Santoyo, un uomo di El Chapo
• Un altro attacco in discoteca con lo spray al peperoncino
• Il Trono di Spade e Fleabag vincono l’Emmy come miglior serie
• Comanda ancora l’Inter. Juve e Napoli tengono il passo, vittoria all’ultimo respiro per la Roma.
• Moto Gp, ad Aragon Márquez trionfa su Dovizioso.
• Mondiali di rugby, l’Italia vince la prima giocando malissimo.
• È morto Barron Hilton.

Titoli

Corriere della Sera: Tasse, Di Maio sfida Conte
la Repubblica: Conte e Cgil uniti nella lotta
La Stampa: Tasse, Di Maio corregge Conte
Il Sole 24 Ore: La lotta / all’evasione / riparte / dai contanti
Il Messaggero: Riforma Iva e deficit più alto
Il Giornale: Il governo punisce / chi vuole scaldarsi
Il Fatto: Conte: “Evasori in carcere”
Libero: Gli immigrati / diventino italiani
La Verità: Nigeriano libero di accoltellare / ma si vuole schedare chi vota Lega
Quotidiano del Sud: Tocca a noi giovani / salvare il Pianeta

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Fake news? C’è di peggio

“Fake news”, si legge in Treccani Cultura-Enciclopedia on line, è “una locuzione inglese (lett. notizie false), entrata in uso nel primo decennio del XXI secolo per designare un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o inintenzionalmente attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un’apparente plausibilità, quest’ultima alimentata da un sistema distorto di aspettative dell’opinione pubblica e da un’amplificazione dei pregiudizi che ne sono alla base, ciò che ne agevola la condivisione e la diffusione pur in assenza di una verifica delle fonti”.

Alle fake news è stato dedicato ampio spazio nella seconda edizione del Festival della Politica (Santa Margherita Ligure 20/21/22 agosto) organizzato dall’Associazione Culturale Isaiah Berlin e dedicato, quest’anno, al tema “Democrazia e Comunicazione”. Ne hanno parlato, tra gli altri, la sociologa del diritto Simona Andrini, lo storico delle dottrine politiche Enzo A. Baldini, il saggista Corrado Ocone. Non poteva mancare, ovviamente, il riferimento alla bufala di Donald Trump su Barack Obama “nato in Kenya”, un caso limite di disinformazione programmata (in questo caso per presentare Obama come “straniero” indegno di ricoprire la carica più alta degli Stati Uniti). Indubbiamente, le fake news – sulle quali, peraltro, Eugenio Di Rienzo ha scritto un illuminante articolo su Il GiornaleLa storia è piena di fake news ma sono tutte da studiare”, 8 agosto u.s. – sono i veleni dell’informazione in una società aperta ma, a ben riflettere, la disintossicazione non è difficile anche in virtù della loro evidenza e facile confutabilità.

Mi sembra assai più insidiosa, invece, la ricostruzione degli eventi (passati e presenti) che col metodo “forbici/copia e incolla”, incide, a tempo indeterminato, sulle credenze collettive e, combinando omissioni ben calibrate e qualche congettura presentata come fatto certo, foggia un senso comune e interpretazioni storiche e sociali al riparo da dubbi e confutazioni. Ne costituisce un esempio l’“Addio ad Alberto Ronchey un giornalista indipendente”, apparso su la Repubblica dell’8 marzo 2010 a firma di Ettore Boffano. A mio avviso, si tratta di uno scritto che dovrebbe essere letto e meditato in tutte le scuole di giornalismo, come case study di violazione dell’etica professionale che impone agli operatori della carta stampata di raccontare, prima di tutto i fatti, seguiti semmai (ma non è indispensabile) da un commento (anche di parte). Boffano ricostruisce la carriera di Ronchey, prestigioso editorialista (dal Corriere d’Informazione alla Stampa di cui fu direttore, dal Corriere della Sera a la Repubblica) e per qualche tempo ministro dei beni culturali, ma sul suo “lungo passaggio al Corriere della Sera che lascia nel 1981, in piena bufera P2” – un rapporto tormentato su cui ci sarebbe da scrivere un lungo saggio – non solo è telegrafico ma fa il gioco delle tre carte (per non dire altro). L’articolo, infatti, termina con una testimonianza che è tutto un peana a Piero Ottone e alla (presunta) “bontà dei cavalieri antichi”. Piero Ottone lo ricorda così: “La sua cifra più autentica era lo scrupolo di non sbagliare mai, di non imporre mai al lettore un qualsiasi errore. Qualcosa che nel giornalismo odierno non esiste più. Controllava tutto, numeri, date, nomi e non era mai soddisfatto sino a quando non vedeva l’articolo stampato, sempre in ansia di non aver fatto tutto il possibile”. “Aveva un senso etico, morale del giornalismo – conclude Ottone – che ha ispirato tutta la sua vita personale e professionale. Nel 1977, quando lasciai la direzione del Corriere, i Rizzoli padre e figlio mi chiesero un consiglio sul mio successore e io feci il suo nome. Apparvero entusiasti, ma poi cambiarono idea. Seppi dopo che era scattato un veto da parte di Licio Gelli che non lo voleva direttore. La scusa ufficiale per quel no fu che Alberto era troppo amico di Agnelli”.

In realtà, è difficile sapere come si sono svolti i fatti. Che il veto di Licio Gelli, nel 1977, fosse decisivo e che la scusa dell’amicizia con Gianni Agnelli fosse credibile è qualcosa che può credere solo un lettore immemore che abbia dimenticato l’accusa che si faceva a Ronchey di essere troppo vicino a Bettino Craxi e di avere in un certo senso “tradito” le sue vecchie amicizie repubblicane. Lucio Colletti raccontava che a impedire la successione di Ronchey alla direzione del CorSera fu il segretario della Dc Benigno Zaccagnini, in accordo con Aldo Moro, ma tale ipotesi, tutt’altro che irrealistica, non avrebbe gettato ombre inquietanti sulla sinistra democristiana e sul leader politico candidato agli onori dell’altare? Meglio, quindi, non parlarne e riversare tutte le colpe sull’infame Licio Gelli, al quale potrebbe oggi imputarsi anche lo scioglimento dei ghiacciai.

Sennonché, al di là della domanda “chi pose il veto a Ronchey?” sarebbe stato interessante ricordare a quale Corriere sarebbe stata assai poco gradita la direzione di uno dei più grandi editorialisti colti del secondo Novecento. Ce lo racconta in un libro dimenticato (et pour cause!) un altro prestigioso giornalista scomparso nel 2017, Enzo Bettiza. In “Via Solferino. La vita del Corriere della Sera dal 1964 al 1974” (Ed. Rizzoli 1982), si rileva che “la formula ottoniana del ‘quotidiano di tutti’, mentre pretendeva di rispecchiare liberalmente gli umori della società moderna, in realtà rispecchiava soprattutto l’ideologia della microsocietà illiberale che, promossa e protetta dal sindacato, si era cristallizzata all’interno del Corriere (…). Questo processo di radicalizzazione e di spartizione dei ruoli, che vede il comitato di Fiengo (Raffaele Fiengo per vent’anni è stato un pilastro del Comitato di redazione, chiamato ‘il Soviet di Via Solferino’), usurpare col beneplacito di Ottone diverse prerogative direttoriali, sfocerà fatalmente in vari atti di censura, sofisticata o diretta. Ai miei commenti di politica estera seguiranno sempre più spesso dei controcommenti, che diranno il giorno dopo esattamente l’opposto di quello che dicevo io il giorno prima. Più tardi verrà il momento in cui certi articoli scomodi di Alberto Ronchey, destinati al fondo, saranno per così dire disinnescati con la elzevirizzazione di terza pagina”. Un destino analogo capiterà a Piero Ostellino. In fondo, può rilevarsi ironicamente, il Corriere aveva tenuto conto della lezione di un mio compianto maestro, Norberto Bobbio, che in uno dei suoi scritti più lontani dell’universo liberale, aveva lamentato che la democrazia si arrestasse alle soglie delle aziende.

Non era certo il caso di Via Solferino dove, sempre nel racconto di Bettiza, il 1° marzo 1974, nel vasto salone della mensa, un migliaio di persone del comitato di redazione e del consiglio di fabbrica, mise sotto accusa Cesare Zappulli che, sulla Domenica del Corriere aveva criticato il segretario generale della Cisl, Bruno Storti. “Qualche giorno dopo la Domenica del Corriere ospitava una minacciosa petizione sindacale contro il profanatore, al quale la direzione stessa del settimanale negava il diritto di replica”. C’era solo da domandarsi – concludeva amaramente Bettiza – cosa sarebbe avvenuto del nemico del popolo Zappulli se coloro che detenevano già tanto potere dentro l’azienda di Via Solferino avessero avuto nelle loro mani anche i ministeri della polizia e della cultura.

Saggiamente, dal suo punto di vista, il giornalista genovese (in seguito vicedirettore del Fatto quotidiano) non ha neppure accennato al clima che si respirava al Corriere negli anni ’70. Se l’avesse fatto qualcuno avrebbe potuto pensare: “Ma che probabilità c’erano, che con quei redattori e con quei tipografi – che avevano fatto entrare ‘la democrazia in azienda’ – che Alberto Ronchey divenisse il successore di Piero Ottone?”.

Qui non siamo in presenza di fake news in senso stretto ma, certamente, di un’operazione di insabbiamento ideologicamente motivata, che ci riporta alla filosofia del Grande Fratello. È il potere che dice “come sono andati i fatti”: se ne ricordano quelli che fanno comodo, si cancellano gli altri (la grande colpa di Renzo De Felice, storico del fascismo, è stata quella di non cancellare niente…) Se è vero che con le mezze verità, diceva Indro Montanelli, si costruiscono le menzogne, quelle inventate di sana pianta (come quella di Obama nato in Kenya) sono, in definitiva, meno pericolose delle menzogne che, proprio per il loro richiamarsi ai fatti, appaiono verità indiscusse.

Articolo pubblicato su L’Atlantico il 03 settembre 2019