La velocità dell’epidemia di Coronavirus in Italia

Per valutare come evolve un’epidemia di norma si usa un diagramma che rappresenta l’incremento dei casi per unità di tempo (tipicamente il giorno).

Qui noi preferiamo adottare un’altra rappresentazione, di più facile lettura, che si basa sui tassi di crescita stabilizzati: la g-curva epidemica rappresenta l’andamento giorno per giorno dei tassi di crescita tendenziali.

Fonte: elaborazioni Fondazione Hume su dati Dipartimento della Protezione Civile

Nella fase iniziale dell’epidemia i tassi di crescita erano superiori al 35%, poi pur fra qualche oscillazione sono gradualmente scese, fino al livello attuale, prossimo al 8-9%.

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NOTA TECNICA. Il grafico rappresenta la g-curva epidemica, ovvero il tasso di crescita dei soggetti risultati positivi al COVID-19 in Italia. Il tasso G3 è uguale a

g3 = [(yt + yt-1)/(yt-2 + yt-3)]1/2 – 1

dove

  • yt rappresenta il numero di casi totali al tempo t
  • yt-1 è uguale ai casi totali al tempo t-1
  • yt-2 è uguale ai casi totali al tempo t-2
  • yt-3 è uguale ai casi totali al tempo t-3



L’epidemia in Italia e Spagna

Sono saliti a 47.610 i casi positivi al Covid-19 in Spagna, mentre il numero dei decessi ha raggiunto quota 3.400, superando, come l’Italia, la Cina. Oggi la Spagna è il quarto paese più colpito.

L’Italia è seconda (dopo la Cina), ma se si sincronizzano le curve dei due paesi facendole partire dal giorno in cui sono stati registrati più di 400 casi, vediamo come la diffusione dell’epidemia sia stata decisamente più veloce in Spagna.

Fonte: elaborazioni Fondazione Hume su dati ECDC e Dipartimento della Protezione Civile italiana

Anche la curva dei decessi ha iniziato, da qualche giorno, a muoversi più velocemente di quella italiana.

Fonte: elaborazioni Fondazione Hume su dati ECDC e Dipartimento della Protezione Civile italiana

 

 




Le famiglie in difficoltà: quanti non riescono ad arrivare alla fine del mese?

Di seguito l’andamento trimestrale e mensile della percentuale di famiglie rispetto all’utilizzo che fanno del bilancio familiare: chi riesce a risparmiare, chi fa quadrare i conti e chi usa i risparmi o contrae debiti (le cosiddette famiglie in difficoltà)

Nel mese di novembre la percentuale di coloro che devono usare i risparmi o contrarre debiti è al 15.9%. Le variazioni degli ultimi mesi mostrano un dato in leggero aumento, è ormai lontano il trend di diminuzione che si era avuto nel 2016-2017.

Su base congiunturale (ovvero su ottobre 2019) l’aumento della percentuale di famiglie in difficoltà è vicina al punto percentuale (+0,8 pp), su base tendenziale (su novembre 2018) l’aumento è di ben 2.4 pp.

In calo rispetto a ottobre la percentuale di famiglie che riescono a risparmiare che sono il 27.2% a novembre, contro il 29.7% del mese precedente, anche su base tendenziale il dato è in calo (-2.1 pp). Infine, per quanto riguarda coloro che riescono a far quadrare i conti, che rappresentano il 56.6% delle famiglie, a novembre 2019 rispetto ad ottobre la percentuale aumenta di 1.5 punti, mentre su base tendenziale c’è una leggera flessione, -0.5 punti percentuali.

 




Perchè i mercati ce l’hanno con l’Italia

Pubblichiamo qui di seguito un grafico che dovrebbe spiegare, almeno in parte, perché i mercati ce l’hanno con l’Italia.
Nell’ultimo triennio, ovvero fra il 2015 e il 2017, su 19 paesi che hanno adottato l’euro, ben 14 stanno riducendo il rapporto debito-Pil. Fra questi vi sono anche 3 cosiddetti PIIGS, ossia Irlanda, Spagna e Portogallo.
Cinque paesi, invece, nonostante la ripresa dell’economia, hanno aumentato il rapporto debito-Pil: Grecia, Italia, Francia, Lussemburgo, Lettonia.
Ma, fra questi, solo Italia e Grecia hanno un rapporto debito-Pil sensibilmente superiore al 100%.
Ecco perché i mercati non si fidano né della Grecia né dell’Italia.

Elaborazioni Fondazione David Hume su dati Eurostat



Gli sbarchi in Italia

Continuano a diminuire gli sbarchi in Italia. Anche agosto si chiude con un segno meno, confermando quell’inversione di tendenza iniziata circa due mesi fa. Sono infatti meno di 4mila (3.906) i migranti giunti nel nostro paese nell’ultimo mese contro i circa 21mila di un anno fa (agosto 2016). 

E proprio grazie a questo calo che ha caratterizzato gli ultimi mesi estivi il bilancio dei primi otto mesi dell’anno parla di una diminuzione di circa il 14%. Sono scesi a quota 99mila le persone che sono approdate sulle nostre coste, contro le 115mila del 2016 (gennio-agosto).

L’Italia rimane comunque la principale porta d’ingresso dell’Europa per chi sceglie la rotta del mediterraneo. Gli arrivi (via mare) in Grecia sono decisamente crollati dopo il discusso accordo fra Ue e Turchia. Quelli sulle coste spagnole, nonostante l’ aumentato registrato nell’ultimo periodo, rimangono decisamente contenuti (15.308 arrivi di cui 10.886 via mare nel 2017 secondo i dati Unhcr) se paragonati a quelli registrati in Italia. Dei circa 125mila i migranti che dall’inizio dell’anno (al 31 agosto 2017) hanno attraversando il Mediterraneo per raggiungere in Europa, l’80% ha scelto di raggiungere il nostro paese.

Arrivano principalmente da Nigeria, Guinea, Bangladesh o dalla Costa d’Avorio per approdare soprattutto nei porti siciliani come quelli di Augusta, Catania e Pozzallo.

Qui di seguito presentiamo in un modo più dettagliato la situazione in Italia.