Il lato oscuro della lotta all’evasione

Sui quotidiani di oggi (28 settembre ndr) avreste dovuto leggere le cifre della cosiddetta NADEF, la “Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza”. In poche parole: le intenzioni del governo per la manovra finanziaria che ci attende nel 2019. Invece non troverete nulla perché il governo le sue intenzioni ha deciso di rivelarcele un po’ più in là, ignorando la scadenza del 27 settembre entro la quale la NADEF avrebbe dovuto essere presentata.

Anche se i numeri non ci sono ancora, possiamo però cercare di capire che cosa bolle in pentola partendo da alcuni dati Istat e dalle molte dichiarazioni che sono circolate in questi giorni. Nel 2018, ultimo anno per cui si hanno dati sostanzialmente definitivi, la pressione fiscale è stata del 41.8%, esattamente come nel 2017. Nel 2019, secondo le stime a suo tempo prodotte dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la pressione fiscale dovrebbe risultare leggermente maggiore dell’anno scorso, verosimilmente poco sopra il 42%. Questi dati sono interessanti se comparati con quelli degli anni precedenti: nel quinquennio che va dal 2012, l’annus horribilis della crisi finanziaria, al 2017, la pressione fiscale era sempre diminuita, sia pure a piccoli passi. Se vogliamo raccontarla in termini di governi, possiamo dire che sotto Letta e Renzi le tasse diminuivano leggermente, sotto Gentiloni erano ferme, sotto Salvini e Di Maio – se l’Ufficio Parlamentare di Bilancio non ha sbagliato troppo i conti – hanno ripreso ad aumentare un po’.

E l’anno prossimo, con il governo giallo-rosso, che succederà?

La prima cosa di cui tener conto è che l’ultimo Documento di Economia e Finanza, partorito dal governo Conte-1, prevede un aumento della pressione fiscale fra il 2019 e il 2020 di 0.7 punti di Pil, pari a circa 13 miliardi di euro. Tale aumento serve a mantenere sotto controllo i conti pubblici, ed è in parte finanziato con l’aumento dell’Iva. Questo, in concreto, significa che se si lascia aumentare l’Iva la pressione fiscale salirà per il secondo anno consecutivo. E se non si lascia aumentare l’Iva?

Se non si lascia aumentare l’Iva la pressione fiscale potrà aumentare, diminuire o restare invariata a seconda degli strumenti che verranno usati per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Tutto dipende dal fatto che il mancato aumento dell’Iva sia finanziato ricorrendo al deficit pubblico, diminuendo la spesa, o aumentando le entrate.

Nell’ipotesi che l’aumento dell’Iva sia interamente o prevalentemente finanziato con il deficit, il risultato non potrà che essere un ulteriore aumento del debito pubblico, con conseguente aggravamento del fardello di debiti che i giovani di oggi si troveranno sulle spalle domani. E’ perlomeno strano che i giovani stessi, sempre più persuasi che gli adulti abbiano loro “rubato il futuro”, non scendano in piazza ogni qualvolta il Governo aumenta il debito pubblico.

Nell’ipotesi che l’intero aumento dell’Iva venga finanziato con minori spese, e che alle spese già previste dalla scorsa legge Finanziaria non se ne aggiungano altre, la pressione fiscale diminuirà e l’economia potrà tirare un (piccolo) respiro di sollievo.

Ma questa ipotesi è del tutto teorica, per almeno due motivi. Il primo è che gli esponenti del nuovo governo si sono già sbilanciati su promesse elettorali di ogni genere che comportano maggiori spese (bonus vari per le famiglie) o minori entrate (riduzione del cuneo contributivo). Il secondo motivo – il più importante – è che, a giudicare dalle dichiarazioni degli ultimi giorni, il governo sembra puntare la maggior parte delle sue carte su nuove tasse e sulla cosiddetta lotta all’evasione fiscale.

In entrambi i casi la giustificazione addotta è di tipo etico. Nel caso delle nuove tasse si prova a giustificarle dicendo che le merendine fanno male alla salute dei bambini, o che il carburante dei trattori dei contadini fa male al pianeta. Nel caso della lotta all’evasione fiscale si mette in atto una campagna di delegittimazione delle transazioni in contanti, fino al punto di ipotizzare una tassazione dei prelievi di denaro cartaceo.

Qui non voglio discutere la sensatezza degli scopi di questa offensiva ideologico-morale: promuovere consumi sani, proteggere l’ambiente, far pagare le tasse a tutti sono obiettivi più che degni. Il punto su cui vorrei richiamare l’attenzione è che se lo strumento con cui questi obiettivi vengono perseguiti comporta un aumento della pressione fiscale, o anche semplicemente un aumento degli adempimenti (come pare accadrà alle partite Iva che usufruiscono del regime forfettario) l’effetto non può che essere un ulteriore soffocamento dell’economia, con tanti saluti ai discorsi sul rilancio della crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Quello che spesso si dimentica, specie quando si dice che con i soldi dell’evasione fiscale potremmo risolvere una miriade di problemi grandi e piccoli, è che i 110 miliardi dell’evasione non sono soldi depositati su Marte che finalmente entrerebbero in circolo, ma sono soldi che sono già in circolo e che verrebbero sottratti al settore privato se lo Stato – non pago degli 800 miliardi di entrate di cui già si pasce – decidesse di rimpinguare le proprie casse con ulteriori soldi, che presumibilmente spenderebbe altrettanto male di quelli che già riesce a sottrarre all’economia.

Significa questo che l’evasione è un bene e la lotta all’evasione un male?

No, significa esattamente il contrario: l’evasione è un male e la lotta all’evasione è un bene (anzi è un sacrosanto dovere di uno Stato che si rispetti), ma l’unica lotta all’evasione che fa bene all’economia è quella in cui il gettito recuperato viene usato interamente ed esclusivamente per abbassare le aliquote, e quindi non fa entrare un solo euro in più nelle casse dello Stato. Abbassare le aliquote, infatti, significa incentivare l’economia regolare, che è più efficiente di quella irregolare, e disincentivare quella irregolare, che è una delle cause del divario di produttività dell’Italia rispetto agli altri paesi.

Se vogliamo che l’Italia torni a crescere è essenziale evitare che, con il pretesto della lotta all’evasione, la pressione fiscale del 2020 sia maggiore di quella del 2019. E’ su questo, innanzitutto, che sarà bene giudicare la manovra che il governo si accinge a presentare la settimana prossima.

Articolo pubblicato su Il Messaggero del 28 settembre 2019



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

Di quanto è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo?

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 13 -20 settembre 2019

 

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Bilancio negativo, questa settimana, per gli operatori finanziari italiani. Dal 13 al 20 settembre i tre principali mercati italiani hanno ceduto, complessivamente, 5.1 miliardi di euro. Piazza Affari chiude con una perdita limitata a poco più di mezzo miliardo di euro, maggiori le perdite di valore dei titoli di Stato (-3.1 mld) e delle obbligazioni di (-1.5 mld).

Tra il momento dell’insediamento del II governo Conte e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno mantenuto sostanzialmente immutata la loro ricchezza.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (20 settembre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 87.2 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di 72.8 miliardi euro (dato in leggera flessione rispetto alla scorsa settimana).

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 13 al 20 settembre 2019
Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 20 settembre 2019
Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 20 settembre 2019
* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno perso nell’ultima settimana 3.7 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (20 settembre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta quindi a circa 59.6 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)
Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

 

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (06 – 13 settembre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 06 -13 settembre 2019

 

1. I guadagni/perdite dell’Italia

Bilancio positivo, anche questa settimana, per gli operatori finanziari italiani. Dal 06 al 13 settembre i tre principali mercati italiani hanno guadagnato complessivamente 5.3 miliardi di euro. È grazie a Piazza Affari che la settimana appena trascorsa termina con il segno più, infatti con un guadagno di 6 miliardi, compensa le perdite di valore dei titoli di Stato (-0.5 mld) e delle obbligazioni di (-0.2 mld).

Tra il momento dell’insediamento del I governo Conte e oggi, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 183.5 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (13 settembre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 92.3 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di 76.4 miliardi euro (dato in leggera flessione rispetto alla scorsa settimana).

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 06 al 13 settembre 2019
Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 13 settembre 2019
Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al13 settembre 2019
* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 5.1 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (13 settembre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta quindi a circa 63.2 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

 

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (30 agosto-06settembre 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).

 




Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 30 agosto – 06 settembre 2019

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Bilancio positivo, anche questa settimana, per gli operatori finanziari italiani. Dal 30 agosto al 06 settembre i tre principali mercati italiani hanno guadagnato complessivamente 28.6 miliardi di euro. Piazza Affari ha realizzato un più 15.5 miliardi, il valore dei titoli di Stato è salito di circa 8.8 miliardi, mentre quello delle obbligazioni di 4.3.

Tra il momento dell’insediamento del governo giallo-verde e quello giallo-rosso, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 178.3 miliardi di euro.

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (06 settembre 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 87 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di 77 miliardi euro.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 30 agosto al 06 settembre 2019

Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 06 settembre 2019
Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 06 settembre 2019
* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 23.6 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (06 settembre 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta quindi a circa 58 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

 

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]

[1] Come nell’ultima pubblicazione (23-30 agosto 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).



Come è cambiata la nostra ricchezza dopo il voto di marzo? Aggiornamento all’ultima settimana

NOTA DI AGGIORNAMENTO: 23– 30 agosto 2019

 

  1. I guadagni/perdite dell’Italia

Bilancio positivo, anche questa settimana, per gli operatori finanziari italiani. Dal 23 al 30 agosto 2019 i tre principali mercati italiani hanno guadagnato complessivamente 46.1 miliardi di euro. Piazza Affari ha realizzato un più 19.1 miliardi, il valore dei titoli di Stato è salito di circa 18.2 miliardi, mentre quello delle obbligazioni di 8.8.

Rispetto al momento all’insediamento del Governo, gli operatori finanziari italiani hanno guadagnato circa 150 miliardi di euro.

Tabella 1. Guadagni e perdite virtuali complessivi sui tre mercati principali (miliardi di euro)

Ricordiamo che dal calcolo sono esclusi sia gli apprezzamenti di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, ed i minori/maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Va poi ricordato che il dato della Borsa si riferisce alle sole società quotate.

Dalle elezioni ad oggi (30 agosto 2019) i guadagni virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d’Italia e investitori esteri) sono pari, complessivamente, a 58.4 miliardi di euro.

Banca d’Italia e investitori esteri detentori di titoli di Stato italiani hanno realizzato invece (sempre dalle elezioni ad oggi) un aumento di ricchezza di 66.4 miliardi euro.

Grafico 1. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali nella settimana dal 23 al 30 agosto 2019

 

Grafico 2. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 30 agosto 2019

 

Grafico 3. Guadagni e perdite virtuali sui tre mercati principali dal 28 febbraio 2018 al 30 agosto 2019

* Il dato di venerdì 19 aprile non è disponibile data la chiusura di Piazza Affari per le festività pasquali; la variazione delle perdite è stata quindi calcolata rispetto al 12 aprile 2019.
** Eventuali piccoli scostamenti tra i valori cumulati del Grafico 3 e quelli presenti in Tabella 1 sono imputabili ad arrotondamenti e al metodo utilizzato per la stima del valore delle obbligazioni.

 

  1. I guadagni/perdite di famiglie e imprese

Secondo le nostre stime, famiglie e imprese hanno guadagnato nell’ultima settimana 36.5 miliardi di euro. Dalle elezioni ad oggi (30 agosto 2019) l’aumento di ricchezza, virtuale, ammonta quindi a 34.6 miliardi euro.

Tabella 2. Guadagni e perdite virtuali delle famiglie e delle imprese (miliardi di euro)

Ricordiamo che il calcolo è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato[1].

 

[testo a cura di Luca Ricolfi, Rossana Cima, Caterina Guidoni]
[1] Come nell’ultima pubblicazione (16 -23 agosto 2019), i tassi di apprezzamento/deprezzamento della ricchezza finanziaria in mano a famiglie e imprese sono stati stimati ponendoli uguali al tasso di deprezzamento medio sui tre principali mercati italiani (escluse le banche).