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Calabresi story e la generazione Z

30 Aprile 2024 - di Roberta Rossi Gaziano

In primo pianoSocietà

Ansiosi, asociali ma anche straordinariamente benestanti rispetto a tutte le generazioni che li hanno preceduti. Ecco l’identikit degli “Zoomers”, i nati tra il 1997 e il 2012, secondo l’Economist, uno dei più importanti settimanali anglosassoni.

Gli Zoomers hanno meno di 27 anni. Che mondo lavorativo si trovano di fronte? Una vasta prateria dal punto di vista occupazionale rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Dal 1991 la disoccupazione giovanile nel mondo ricco non è mai stata così bassa. 

Il reddito spendibile della Generazione Z è più alto di quello delle generazioni che li hanno preceduti: l’Economist cita oltre a una marea di dati corroboranti la tesi, un esempio “pop”. Il concerto di una beniamina degli Zoomers, la 21enne Oliva Rodrigo. Non solo il costo del biglietto costava centinaia di dollari. Ma c’erano code per accaparrarsi magliette per la modica cifra di 50 dollari.

Gli Zoomers sono la generazione più ricca di sempre. Parliamo di 250 milioni di persone: stanno superando nel mondo del lavoro i baby boomers che essendo ultra sessantenni si stanno avviando verso la pensione. Sono anche la generazione a cui chi finanzia le imprese sta guardando di più. 

In una conferenza al Salone del Risparmio, l’ex direttore de La Stampa e de La Repubblica, Mario Calabresi, figlio dell’ex Commissario Luigi Calabresi ucciso da militanti di Lotta continua, lo ha candidamente confessato.

Perchè uno come lui con un lavoro sicuro lascia tutto per andare a lavorare in una start-up diventando imprenditore? Calabresi, oggi Ceo di Chora Media, la regina in Europa dei podcast, lo spiega così durante la conferenza Selfie: che investitore sei? organizzata da UBS con ospiti davvero uno più interessante dell’altro.

Dopo 10 anni passati a dirigere giornali, avevo visto molto deteriorarsi il business model dell’editoria tradizionale e soprattutto avevo visto che l’età media di chi leggeva i giornali era sempre più alta e non parlava più con chi aveva vent’anni e chi aveva trent’anni”. Insomma, di chi parla Calabresi? Degli Zoomers, gli stessi di cui parla l’Economist. E fa autocritica.

​Non puoi pensare – se sei un giornalista o il direttore di un giornale – che non stai parlando alla parte più attiva della società. “Soprattutto perché quando avevi a che fare con gli sponsor pubblicitari – ricorda Calabresi – ti chiedevano: trentenni e quarantenni quanti ne abbiamo? Io rispondevo: pochissimi, però abbiamo un sacco di settantenni e ottantenni.

Calabresi teme di essere sulla lunghezza d’onda della generazione sbagliata e a quel punto si prende un anno sabbatico. Ha cinquant’anni e ancora vent’anni prima della pensione. Viaggia in Europa e negli Stati Uniti. Cerca di capire nell’editoria cosa è in crescita, quali sono i trend di lungo periodo. Scopre che nel mondo, dalla Gran Bretagna al Brasile alla Spagna, sono i contenuti audio che stanno crescendo. In Italia però i contenuti audio non sembrano essere così popolari.

Calabresi si chiede “È un problema di domanda o di offerta?” Sono gli italiani gli unici a cui in tutto il mondo non interessano i contenuti audio o non li ascoltano perché i contenuti non sono all’altezza? Diventa imprenditore. Nel 2021 ricorda Calabresi Chora Media faceva 1 milione di ascolti, negli ultimi 12 mesi la società di cui Calabresi è diventato CEO lasciando un lavoro sicuro per fare l’imprenditore ha fatto 100 milioni di ascolti.

Chi ascolta i podcast di Chora Media? Gli Zoomers (quelli con meno di trent’anni) e i 40 enni, il pubblico per cui Calabresi voleva rendersi appetibile con contenuti editoriali.

La fascia di lavoratori, la generazione Z, che in America sta diventando come abbiamo visto più numerosa. Quella con il reddito spendibile più alto di tutte le generazioni che l’hanno preceduta. E quella con lo stipendio più in crescita ricorda l’Economist: “in America la crescita della retribuzione oraria tra i giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni ha recentemente raggiunto il 13% su base annua” racconta il quotidiano anglosassone “rispetto al 6% per i lavoratori di età compresa tra 25 e 54 anni.

La generazione Z è anche quella più richiesta dal mondo del lavoro come racconta il settimanale Economist parlandoci della Grecia “Il tasso di disoccupazione giovanile della Grecia è diminuito della metà rispetto al suo picco. Gli albergatori di Kalamata, destinazione turistica, lamentano una carenza di manodopera, qualcosa di impensabile solo pochi anni fa.”

Certo anche questa generazione ha i suoi problemi: asociali e ansiosi, secondo Jonathan Haidt, uno psicologo sociale della New York University, che ha dedicato loro un libro in cui li ha dipinti come una generazione un po’ triste, mi verrebbe da dire. “I giovani di oggi hanno meno probabilità di formare relazioni rispetto a quelli di ieri – scrive Haidt nel libro “The Anxious Generation” – Hanno maggiori probabilità di essere depressi o di dire che alla nascita gli è stato assegnato il sesso sbagliato. Hanno meno probabilità di bere, fare sesso, avere una relazione, anzi, di fare qualcosa di eccitante e trascorrono in media solo 38 minuti al giorno a socializzare di persona.”​

Però, hanno un sacco di soldi, di possibilità di lavoro e sono così potenti da convincere un professionista “arrivato” come l’ex direttore de La Stampa e Repubblica Mario Calabresi a confezionare qualcosa di “adatto” per loro.

Può essere che qualcosa, in pochi anni, sia cambiato così velocemente e non ce ne siamo accorti?

Se avete figli o nipoti di 12, 14, 16, 20, 25 anni pensate a cosa possono permettersi loro e quale capacità di spesa hanno, a quali consumi attingono e fate un confronto con i soldi, i consumi e le cose che noi cinquantenni, sessantenni e settantenni ci permettevamo alla loro stessa età.

È un confronto impietoso.

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