Un paese elettorale in stallo
In attesa delle elezioni, questo è il tempo delle simulazioni. Lo so, mancano ancora molti elementi per poter fornire stime previsive un po’ più sensate. I confini dei collegi del Rosatellum non sono ancora definitivi; le alleanze di coalizione sono ancora lontane dall’essere decise; i candidati nei diversi collegi non sono ancora ovviamente noti; gli orientamenti di voto sembrano cambiare ormai molto rapidamente negli ultimi anni, talora in pochi mesi, e i mesi che ci separano dalle prossime consultazioni sono almeno tre o quattro. Dunque, visto che nessuna simulazione può tener correttamente conto di questi elementi, secondo alcuni critici sarebbe meglio non farle; sarebbero quanto meno fuorvianti, se non del tutto erronee.
E però da queste prime ipotesi di scenario elettorale qualche indicazione, sia pur provvisoria e revocabile, ci arriva sicuramente, ed è opportuno tenerne conto, per seguire gli sviluppi e i movimenti compiuti dalle diverse forze politiche in avvicinamento alla campagna e all’appuntamento di voto. Quali sono dunque queste prime indicazioni?
1. Il Rosatellum, ormai è chiaro a tutti, favorisce nettamente il centro-destra e sfavorisce il Movimento 5 stelle. L’unica area politica che, con un impianto proporzionale, avrebbe scarse chance di vittoria, recupera parecchie posizioni competitive in un quadro di collegio uninominale, in particolare per l’assenza di voto disgiunto. Nell’antico Mattarellum, gli elettori di Lega e Forza Italia rinunciavano talvolta a votare candidati dell’altro partito della propria coalizione, preferendo scelte diverse. Oggi non potrebbero farlo, e certo non rinunceranno a votare la propria lista anche in presenza di un candidato proveniente da un altro partito della coalizione.
2. I pentastellati sono la sola forza che non intende coalizzarsi con nessuno, pena la rinuncia della propria specificità, e potrà dunque contare solamente sul suo seguito elettorale, senza l’aggiunta di altri elettorati possibili. Nel proporzionale sarà molto probabilmente il primo “partito”, mentre nella competizione di collegio rischierà spesso di precipitare al terzo posto. Per recuperare questo difetto coalizionale, dovrebbe incrementare di molto il proprio bagaglio di consensi, andando oltre il 35%. Non molto facile.
3. Il Partito Democratico sta un po’ a metà strada tra le due altre formazioni politiche: ha infatti la possibilità di presentarsi in coalizione con qualcuno, per poter vincere in più collegi, ma il suo problema riguarda la scelta dei partiti con cui coalizzarsi (si vedano le tabelle 1 e 2). O, se si vuole, di quali partiti vogliano coalizzarsi con lui. Le simulazioni ci mostrano in maniera evidente che una coalizione con i partiti di centro, unitamente ad altre forze politiche (si parla dei radicali, dei socialisti, di ciò che resta di Scelta Civica), non renderebbe i Dem molto competitivi, e rischierebbero di vincere un numero di collegi simile ai 5 stelle, tra i 50 e i 60, lasciando la fetta maggiore al centro-destra. Una coalizione con la sinistra li renderebbe al contrario molto più forti, ma qui il vero problema sta nella controversa volontà dei tanti gruppi alla sua sinistra di scendere in campo con il partito di Renzi, se Renzi rimane in sella. Un dilemma non da poco.
Ipotesi 1: Centro-Destra unito e Pd+sinistra*
Ipotesi 2: Centro-Destra unito e Pd+Ap+altri*
4. Dal punto di vista territoriale (tabelle 3 e 4), le simulazioni mostrano chiaramente una spaccatura dell’Italia in 3 zone assai differenziate nei risultati elettorali, per quanto riguarda le probabili vittorie all’uninominale. Il Nord vede la netta prevalenza della coalizione di centro-destra, che dovrebbe conquistare oltre i tre quarti dei collegi; il centro-nord (le tradizionali zone rosse) ribadisce la consueta predominanza del centro-sinistra, cui andrebbero almeno i due terzi dei collegi, e ancor di più nell’ipotesi di coalizione con la sinistra; nelle aree meridionali del paese, dal Lazio in giù, la competizione più serrata è tra 5 stelle e centro-destra, con il movimento di Grillo in buon vantaggio, il che sottolinea la evidente meridionalizzazione del voto pentastellato.
Ipotesi 1: Centro-Destra unito e Pd+sinistra*
Ipotesi 2: Centro-Destra unito e Pd+Ap+altri*
5. La situazione al Senato, di cui si parla poco, vedrebbe peggiorare il risultato dei 5 stelle, che perderebbero una fetta importante del proprio elettorato (giovanile), lasciando ancor più collegi al centro-sinistra e soprattutto al centro-destra, dove l’elettorato meno giovane è fortemente prevalente.
6. Ma l’elemento più certo di questo sistema di voto (come peraltro di molti altri), che le simulazioni evidenziano in maniera chiara, è che non pare possa esserci una maggioranza per nessuna forza od area politica e che le stesse possibili coalizioni post-voto, per governare il paese, saranno di difficile attuazione, a meno di un (improbabile) coinvolgimento del M5s. La stessa ventilata ipotesi di un esecutivo Forza Italia-Partito Democratico non ha sicuramente numeri sufficienti, nemmeno con l’altrettanta improbabile cooptazione della sinistra. Saremo in stallo. Poi torneremo a votare?