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Ricordo di Piero Ostellino

11 Marzo 2018 - di Fondazione David Hume

HumanitiesSocietà

(Venezia, 9 ottobre 1935 – Milano, 10 marzo 2018)

Piero Ostellino, fondatore e Presidente della Fondazione David Hume, ci ha lasciati.

L’ho conosciuto personalmente tardi, troppo tardi, e quasi per caso, ma ha accompagnato e illuminato il mio lavoro da quando lo incontrai per la prima volta. Era il 2006, se ricordo bene, e avevo da poco pubblicato Perché siamo antipatici?, il mio libro più dissacrante contro l’ipocrisia della sinistra politicamente corretta e radical chic. Sull’onda di quel libro conobbi un gruppo di ragazzi che si sentivano estranei al conformismo imperante: Pier Luigi Diaco, Nicola Grigoletto, Raffaella Rancan. Cominciammo a frequentarci fra Roma, Torino e Milano. Uno di loro a un certo punto disse: dobbiamo assolutamente fondare qualcosa, e a quel punto si fece il nome di Piero Ostellino. Era indispensabile coinvolgerlo. Nessuno più di lui poteva aiutarci a capire il da farsi.

Fu così che, con l’entusiasmo di quei ragazzi e con l’aiuto di tante persone (le trovate tutte alla fine di questo scritto) nacque la Fondazione David Hume. Un centro di ricerche e un laboratorio di idee che si ispirava e si ispira a due principi: restituire un po’ di onestà intellettuale al discorso politico (la mia fissa), e tenere rigorosamente separati il piano dei fatti e quello dei valori (la fissa di Piero). Fu proprio Piero che, di fronte alle mie stravaganti proposte di un nome per la costituenda fondazione, mi disse: no, Luca, la chiamiamo Fondazione David Hume. Lo disse in un modo che non ammetteva repliche, e in effetti aveva ragione lui: nessun altro nome riuniva meglio tutto ciò che eravamo e in cui credevamo. Lui, come ha scritto Paolo Mieli in una bellissima rievocazione sul Corriere della Sera, era un “liberale puro”, ossia “uno dei pochissimi nel nostro Paese a poter declinare quella identità senza essere costretto ad aggiungere aggettivi”. Io e i miei giovani amici eravamo prima di tutto “empiristi”, nel senso di pronti a prendere sul serio i fatti, anche quando fossero stati poco conformi alle nostre speranze e ai nostri pregiudizi.

Ecco perché, nel Manifesto della Fondazione David Hume (lo trovate qui sotto), c’è il filosofo David Hume, liberale e vate dell’empirismo, ma c’è anche l’eretico Pasolini, pensatore dissacrante che in uno dei suoi ultimi scritti aveva affermato: “il coraggio intellettuale della verità e l’attività politica sono due cose incompatibili in Italia”.

Ora che Piero non c’è più, non ci resta che proseguire il lavoro che iniziammo allora con il suo aiuto, con la sua spinta, con i suoi consigli. Ma ci resta anche un’immagine, che custodisco con Nicola, Raffaella e mia moglie Paola, anche lei nel drappello dei fondatori. L’immagine di Piero che, vestito con un abito rosa pastello, ci accoglie a Vidauban – il suo regno fatato in Provenza, pieno di libri, di amici e di alberi secolari – per festeggiare un lungo anniversario di matrimonio con Marisa e, con implacabile autoironia ci dice: “non vi sembro un fiore?”.

Così ci piace ricordarlo, sul prato di Vidauban, con l’amata Marisa e i figli Paola e Luca, cui va il mio e nostro abbraccio.

Luca Ricolfi – Nicola Grigoletto – Raffaella Rancan – Paola Mastrocola


MANIFESTO DELLA FONDAZIONE DAVID HUME

Il fine ultimo della nostra Fondazione è rendere inattuale questo giudizio di Pasolini:

Il coraggio intellettuale della verità e l’attività politica sono due cose incompatibili in Italia.

(Scritti corsari, 1975)

Pasolini era tutto tranne che un freddo osservatore della realtà. Pasolini guardava il mondo con un grande pathos, con un misto di pietas e di passione civile, di rimpianto e di speranza. E tuttavia in Pasolini il pathos non è mai disgiunto da una sincera, disinteressata, quasi ossessiva ricerca della verità. Una ricerca mai gregaria o settaria, una ricerca che non indulge mai al bisogno di riconoscimento, di appartenenza, o di legittimazione della propria parte politica. Una ricerca libera, disincantata, spietata, e dunque solitaria.

E oggi?

Oggi la figura di Pasolini è divenuta del tutto inattuale perché la passione e l’amore per la verità hanno preso due strade diverse. Se guardiamo alla politica, al giornalismo, e alle stesse scienze sociali è difficile non vedere che spesso, troppo spesso, l’impegno politico e il rispetto per la verità non vanno più d’accordo fra loro. Le passioni più accese si accompagnano ora con la più totale ignoranza dei fatti, ora con la più spudorata partigianeria: a quanto pare non esistono più fatti ma, come diceva Nietzsche, solo interpretazioni (tendenziose) dei fatti. La ricerca sincera della verità, d’altro canto, si scontra con la scarsità di filtri capaci di separare le fonti attendibili da quelle tendenziose, le informazioni genuine dalle pseudo-conoscenze e dalle pseudo-notizie: una sorta di omologante “internettizzazione” dell’informazione, che affligge innanzitutto i mass media ma non risparmia certo le scienze sociali, sempre più malate di irrilevanza e faziosità.

I politici mentono spudoratamente, i mass media più seri si limitano a non distorcere troppo le loro menzogne, mentre mancano del tutto media che si occupino credibilmente di giudicare della verità delle affermazioni degli uni e degli altri. Né si può dire che al compito provvedano le scienze sociali, di cui giustamente Raymond Boudon ha di recente denunciato la vocazione ideologica, la subalternità alle mode, la debolezza analitica.

E’ così che si produce la scissione fra passione e verità. Più cerca di “scaldare” i cuori, più la politica finisce per disprezzare le menti. E più la politica perde ogni rispetto per la verità, più la maggioranza dei cittadini perde ogni rispetto per la politica. Il risultato è che la passione politica tende a trasformarsi in cieca partigianeria, mentre la voglia di verità tende a mutarsi in amaro scetticismo. A una minoranza di cittadini certi che la propria parte politica sia l’incarnazione del bene (o che la parte avversa sia l’incarnazione del male), si contrappone una maggioranza ormai rassegnata a non sapere, a non scegliere, o a scegliere il meno peggio.

Ecco perché il problema di Pasolini, riconciliare passione e verità, è oggi più attuale che mai. La vera passione ha bisogno di verità, e il bisogno di verità è esso stesso la più fondamentale delle passioni.

Ma che cosa c’entra Hume con tutto ciò?

Il nostro richiamo a Hume è un modo per sottolineare l’importanza di un approccio analitico ed empirico ai fatti della vita sociale, e la conseguente rigorosa separazione fra fatti e valori, fra proposizioni descrittive e proposizioni prescrittive, secondo la celebre formulazione che verrà poi ricordata come “principio di Hume”:

In ogni sistema di morale con cui ho avuto finora a che fare, ho sempre notato che l’autore procede per un po’ nel modo ordinario di ragionare, e stabilisce l’esistenza di un bene, oppure fa delle osservazioni circa le faccende umane; quando all’improvviso mi sorprendo a scoprire che, invece di trovare le proposizioni rette di consueto dai verbi è e non è non incontra che proposizioni connesse con dovrebbe e non dovrebbe. Questo mutamento è impercettibile ma è della massima importanza. Poiché questi dovrebbe e non dovrebbe esprimono una relazione o affermazione nuova è necessario che […] si adduca una ragione […] del modo in cui questa nuova relazione può essere dedotta da altre, che sono totalmente diverse da essa” (Treatise of human nature, 1739-40 [corsivi aggiunti]).

Nelle sue attività la nostra Fondazione cercherà di immettere nella politica italiana soprattutto elementi di conoscenza non partigiani, e come tali disponibili per entrambi gli schieramenti politici nonché per chiunque abbia interesse alla comprensione della nostra società.

Stante la natura della sua mission impossible, la Fondazione in quanto tale non ha uno speciale rapporto con nessuna delle parti che competono sulla scena politica. Non sta con la destra contro la sinistra, né con la sinistra contro la destra. Non sta con i laici contro i cattolici, né con i cattolici contro i laici. L’unica opzione, codificata nel nostro statuto, è quella di immettere maggiori elementi di liberalismo nel circuito della politica e dell’informazione, nella cultura del nostro paese, attraverso analisi fattuali della realtà, secondo principi di rigore e di “imparzialità”. Ma non di neutralità: la Fondazione non è neutrale di fronte a tutto ciò che limita le libertà individuali intese, kantianamente, come diritto di ciascuno a perseguire il proprio ideale di vita a condizione di non impedire ad altri di fare altrettanto. La Fondazione pone al centro della propria indagine l’Individuo, la Persona, non le ideologie e le astrazioni collettive (come le classi, i ceti, le corporazioni), ispirata da una cultura liberale, non classista e non comunitaristica.

Ciò significa, in particolare, favorire il pensiero libero in tutte le sue manifestazioni, contribuire alla promozione del merito e delle pari opportunità, rimuovere le barriere che ostacolano il ricambio delle élite (con speciale attenzione ai giovani e alle donne).

Siamo pienamente consapevoli che quello della Fondazione David Hume è solo un sasso gettato nello stagno. Ma confidiamo che analoghi sassi possano essere gettati da altri, e che il movimento complessivo che ne potrà risultare possa prima o poi restituirci un’Italia meno stagnante. Un’Italia in cui il merito conti davvero, sicché anche chi non ha padri (ricchi) e padrini (potenti) possa avere una chance. Un’Italia in cui giornalisti e studiosi facciano il loro mestiere, senza dogmatismi e senza eccessive partigianerie. Un’Italia in cui si possa fare politica senza rinunciare alla verità, e cercare la verità senza doversi allontanare dalla politica.

Un’Italia, insomma, in cui forse a Pasolini non sarebbe dispiaciuto vivere.

[Piero Ostellino e Luca Ricolfi, 2011]

Soci fondatori della Fondazione David Hume:

Franco Amato
Giuseppe Bedeschi
Antonio Belloni
Alessandro Sergio Clementi
Dino Cofrancesco
Giovanni Cofrancesco
Raimondo Cubeddu
Jacopo Doveri
Bruno Ermolli
Giorgio Fedel
Stefano Firpo
Marcello Franco
Federica Grigoletto
Nicola Grigoletto
Lorenzo Infantino
Lamberto Lambertini
Giulio Malgara
Francesco Marchetti
Paola Mastrocola
Alberto Mingardi
Luca Ostellino
Piero Silvio Ostellino
Giuseppe Panissidi
Gabriele Pelissero
Maria Raffaella Rancan
Andrea Tobia Ricolfi
Luca Ostilio Ricolfi
Elisa Rosso
Giuseppe Rotelli
Enrico Salza
Benedetta Torino
Andrea Trotta
Guido Roberto Vitale
AIOP- Associazione Italiana Ospedaliera Privata
ANCE- Associazione Nazionale Costruttori Edili
Italconsult s.r.l.

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